Venti miliardi di dollari: è questo il valore del tesoro che si troverebbe a bordo del San José. Un galeone che affondò nel 1708 al largo delle coste colombiane, e dalla fama leggendaria. La sua identificazione è ora stata resa possibile grazie a monete che sono state trovate a 600 metri di profondità. Il San José era l’ammiraglia di una delle flotte che trasportavano i tesori delle Americhe in Spagna. Proprio per via dei continui attacchi di pirati e corsari inglesi, francesi e olandesi, a un certo punto il percorso era stato messo in sicurezza, facendo confluire tutte queste ricchezze verso il porto di Cartagena de Indias. Una Venezia dei Caraibi, edificata su isole che erano state fortificate da ingegneri militari veneziani fatti venire da Cipro.
Da lì, due volte all’anno le navi con i tesori partivano in convogli fortemente scontati. I pirati che correvano in proprio furono così messi progressivamente fuori gioco, ma quando scoppiò la Guerra di Successione Spagnola i convogli iniziarono a essere attaccati direttamente dalla flotta inglese, e nel 1708 ci fu appunto la battaglia navale in cui vicino a Cartagena la San José venne affondata. Uno squadrone comandato da Charles Wager, che sarebbe poi diventato Primo Lord dell’Ammiragliato, intercettò la flotta del tesoro vicino all’isola di Baru e la attaccò, facendola affondare in mare.
Il tesoro stava venendo trasportato dal Perù alla Spagna per finanziare le spese del conflitto in cui i Borbone di Francia e di Spagna, alleati con gli Elettori di Baviera e di Colonia, combatterono contro il pretendente asburgico, che era forte soprattutto in Aragona e Catalogna e che era appoggiato da Sacro Romano Impero. Gran Bretagna con Hannover, Province Unite e Prussia. I Savoia secondo una loro atavica abitudine cambiarono fronte dai Borbone agli Asburgo, mentre il Ducato di Mantova dopo essersi schierato con i Borbone fu occupato dagli imperiali e annesso al Ducato di Milano. Alla fine prevalsero i Borbone, che stanno anzi sul trono di Madrid ancora. Ma gli Asburgo furono compensati con la cessione dei dominii spagnoli in Italia e in Belgio, mentre gli inglesi si presero dalla Francia Nuova Scozia e Terranova, iniziando la conquista del Canada; e dalla Spagna Gibilterra, dove stanno ancora. Ora, le autorità colombiane affermano di aver utilizzato le monete rinvenute all’interno del relitto per dimostrare che la nave ritrovata è effettivamente quella.
La San José era carica di oro, argento, porcellana, smeraldi e cristalli, per almeno 200 tonnellate. Il relitto era stato individuato nel 2015, ma solo ora a dieci anni di distanza arriva una prova sulla sua identità. Un team di ricercatori ha infatti utilizzato un veicolo sottomarino senza pilota per condurre un’indagine non invasiva sulla nave, nelle profondità dei Caraibi colombiani. Gli scienziati hanno utilizzato la fotogrammetria sulle immagini per produrre modelli 3D del tesoro, insieme a modelli di monete simili, per determinarne l’età e l’origine. I simboli araldici raffigurano gli stemmi delle corone di Castiglia e León, a indicare un galeone ispanico. Le monete raffigurano anche una Croce di Gerusalemme, le Colonne d’Ercole, onde oceaniche e simboli che indicano la Zecca di Lima e il numero 8 per l’ “Escudo de 8”, il tipo di moneta.
«Le monete sono cruciali per la datazione e la comprensione della cultura materiale, in particolare nei contesti dei naufragi», ha affermato la ricercatrice Daniela Vargas Ariza nello studio. «Monete coniate a mano e di forma irregolare – note come cobs in inglese e macuquinas in spagnolo – sono state la valuta principale nelle Americhe per oltre due secoli», ha confermato l’esperta dell’Istituto Colombiano di Antropologia e Storia. Oltre a monete d’argento, sono state rinvenute anche porcellane cinesi del periodo Kangxi (1662-1722) e iscrizioni su cannoni risalenti al 1665.
Il galeone San José è considerato uno dei tesori sommersi più preziosi mai ritrovati, ma la sua scoperta ha scatenato una disputa legale su chi abbia effettivamente il diritto di rivendicarne il ritrovamento. Apparteneva infatti alla Spagna, fu affondato dagli inglesi, si trova sulla costa dell’attuale Colombia, e le sue ricchezze provenivano dagli attuali Perù, Bolivia e Messico. Ma anche comunità indigene della zona, discendenti dei minatori che hanno dissotterrato il tesoro e Glocca Morra, l’azienda di caccia al tesoro, che afferma di aver trovato il relitto già nel 1981, hanno avanzato rivendicazioni: un risarcimento di 7,9 miliardi di sterline, e sta contestando una legge secondo cui tutto ciò che si trovava a bordo della nave apparteneva al governo colombiano. Il presidente colombiano Gustavo Petro ha ordinato che il relitto sia preservato e che il tesoro sia riesumato dal fondale prima della fine del suo mandato, nel 2026. Nel 2024, la Colombia ha dichiarato il relitto «area archeologica protetta», garantendone la «conservazione a lungo termine».