CATEGORIE

L'Onu ammette: danneggiati i siti nucleari

di Carlo Nicolato mercoledì 18 giugno 2025

3' di lettura

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) conferma: gli ultimi bombardamenti israeliani stanno sortendo effetti decisivi, ovvero hanno prodotto «impatti diretti» sulle sezioni sotterranee dell’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, il sito più importante del programma nucleare iraniano. Le centrifughe sono state «gravemente danneggiate, se non addirittura distrutte del tutto» ha dichiarato il direttore generale Rafael Grossi, che ha chiarito come probabilmente il danno maggiore sia stato innescato dalla distruzione di una centrale elettrica in superficie. Contemporaneamente tuttavia la Cnn sostiene che Teheran non sarebbe stata poi così vicina alla bomba atomica. Citando fonti dell’intelligence Usa sostiene che prima di arrivare a un arricchimento sufficiente dell’uranio ci sarebbero voluti almeno tre anni.

Un’opinione certamente non condivisa dall’intelligence israeliana, che con quella statunitense lavora gomito a gomito e che ha di fatto fornito a Netanyahu la pistola fumante per l’intervento militare. E nemmeno dal comandante del Centcom (il comando unificato americano), il generale Erik Kurilla, che il 10 giugno scorso aveva avvertito che Teheran fosse ormai al 90% dell’arricchimento, un grado ormai quasi sufficiente per una testata atomica. Dove sta dunque la verità? Siamo di fronte a un altro “caso Iraq” - tanto che qualcuno sui social ha già messo a confronto la fotografie di Colin Powell con la fialetta di antrace e quella di Netanyahu con lo schema dell’arricchimento della bomba - oppure l’opportuno intervento israeliano ha evitato una catastrofe?

Perché il lavoro deve essere finito

Donald Trump ha chiesto la resa incondizionata dell’Iran, siamo di fronte a un altro balzo della storia. Di dritto...


La Cnn tuttavia si riferisce al rapporto annuale di valutazione delle minacce dell’intelligence americana uscito a marzo scorso che aveva sottolineato come la IC (comunità di intelligence) valutasse che «l’Iran non sta costruendo un’arma nucleare e che la Guida Suprema Khamenei non ha autorizzato il programma di armi nucleari da lui sospeso nel 2003». Il rapporto aveva anche denunciato «l'enorme quantità di scorte di uranio arricchito della Repubblica Islamica». L’intelligence negava che l’Iran fosse vicino alla bomba ma bisogna anche considerare che Trump, che in quei giorni iniziava le trattative con Teheran, aveva interesse a mostrarsi ben disposto a raggiungere un accordo conveniente per tutti. Ciò nonostante diede agli ayatollah un ultimatum di due mesi, scaduto alla vigilia dell’attacco israeliano. Durante le trattative però ci fu un improvviso cambiamento di rotta da parte americana, prima favorevole alla concessione di un arricchimento parziale dell’uranio per uso civile, poi contraria. Questo dietrofront non fu solo dovuto alle pressioni di Netanyahu, ma anche e soprattutto a un rapporto della stessa Aiea, uscito a fine maggio, in cui si affermava che mentre trattava con gli Usa l’Iran stava arricchendo l’uranio a un ritmo mai visto. In soli tre mesi 400 kg di tale metallo sono stati arricchiti al 60% di purezza, con un aumento del 50% rispetto all’ultima rilevazione. Un ritmo, conferma il rapporto, equivalente a circa un'arma nucleare al mese, e una quantità sufficiente per fabbricarne 10. «Il significativo aumento della produzione e dell’accumulo di uranio altamente arricchito da parte dell’Iran... è motivo di seria preoccupazione», aveva detto Grossi, aggiungendo di non poter più garantire che tali manovre avessero solo pacifici scopi civili. Funzionari statunitensi azzardarono che l’Iran avrebbe potuto produrre materiale idoneo alla fabbricazione di armi in meno di due settimane.

Al "G6" Ue e Stati Uniti restano lontani: il ruolo di Meloni e dell'Italia

Su una panchina del resort delle Montagne Rocciose, Giorgia Meloni parla a quattr’occhi con Donald Trump. Da l&igr...

tag
israele
iran

Guerra in corso Israele, missili iraniani nel cielo di Tel Aviv nella notte

Operazione con pochi precedenti Fordo, verso l'attacco finale: l'Iran trema

La stoccata È sempre Cartabianca, Borghi irride Rula Jebreal: "Basta lo stop ai comodini?"

Ti potrebbero interessare

Israele, missili iraniani nel cielo di Tel Aviv nella notte

Fordo, verso l'attacco finale: l'Iran trema

È sempre Cartabianca, Borghi irride Rula Jebreal: "Basta lo stop ai comodini?"

Ecco chi accarezza l'ayatollah sui giornaloni: Capezzone fa nomi e cognomi

Fordo, verso l'attacco finale: l'Iran trema

Israele prepara l’attacco finale al sito nucleare iraniano Fordo, blindato da 90 metri di roccia a trenta chilomet...

La vendetta di Israele: l'ayatollah si chiama fuori. Attentato ad Ahmadinejad

Ancora una settimana o forse due. Le forze armate israeliane (Idf) stimano che raggiungeranno i loro obiettivi in Iran e...
Amedeo Ardenza

Perché non possiamo non dirci ebrei

Sotto il fortunale d’acciaio dei missili khomeinisti c’è anche il desolato silenzio di un vecchio str...
Stefano Rissetto

Perché il lavoro deve essere finito

Donald Trump ha chiesto la resa incondizionata dell’Iran, siamo di fronte a un altro balzo della storia. Di dritto...
Mario Sechi