Cortocircuito a sinistra, il volantino con il bianco impiccato

di Mauro Zanonmartedì 24 giugno 2025
Cortocircuito a sinistra, il volantino con il bianco impiccato
3' di lettura

Sei persone, tra cui una donna musulmana velata con in mano il cartello “Contro l’internazionale reazionaria”, sghignazzano mentre un uomo bianco con una croce celtica tatuata sul collo e il volto di chi è stato appena massacrato di botte viene tenuto “al guinzaglio” con una cravatta da un altro individuo.

Un militante con la maglia di Act-Up, storica associazione francese di lotta contro l’Aids, se la ride assistendo alla scena, assieme a una donna con una borsa di tela con i colori della Palestina, e a un’altra di origine indiane sotto la quale campeggia la scritta: “Queer di tutti i Paesi, uniamoci”. È questa l’affiche dell’edizione 2025 della Marcia dell’Orgoglio Lesbico, Gay, Bisessuale, Trans, Queer e Intersex (LGBTQI+), anche chiamato “Paris Pride”, il più importante evento Lgbt di Francia che si terrà a Parigi il prossimo 28 giugno. Un’affiche, pubblicata in anteprima dal quotidiano comunista L’Humanité lo scorso 3 giugno, che sta suscitando un’ondata di polemiche.

GEOMETRIE VARIABILI

«Un velo islamico. Una bandiera palestinese. Un uomo bianco impiccato. A parte questo, tutto bene?», ha commentato indignato il giornalista di Valeurs Actuelles Marc Eynaud. «In un manifesto, la Marcia dell’Orgoglio promuove l’islamizzazione, il razzismo anti-bianco e la Palestina. Il tutto finanziato dalla città di Parigi e dalla Regione Île-de-France con le nostre tasse», ha denunciato su X un sostenitore di Marion Maréchal, eurodeputata sovranista. Altri utenti evidenziano la geometria variabile della tanto decantata “inclusività”.

«Manifesto per la Marcia dell’Orgoglio 2025: donna velata, bandiera palestinese... ma niente kippah, croce o altre lotte. Perché sempre gli stessi simboli? E perché ignorare le persone LGBTQI+ perseguitate a Gaza, in Iran, in Cina e in Myanmar?», ha scritto un internauta, in riferimento alle persecuzioni subìte dalle comunità queer nei Paesi islamici che la maggior parte delle associazioni Lgbt francesi fa finta di ignorare.

La reazione più dura è stata quella di Valérie Pécresse, presidente dell’Île-de-France, la Regione parigina, che ha deciso di ritirare il sostegno alla marcia e allo stesso tempo di eliminare una sovvenzione di 50mila euro all’associazione che organizza il Paris-Pride, Inter-Lgbt. «Non si risponde alla violenza con la violenza», ha detto l’entourage di Pécresse a Valeurs Actuelles, giustificando la sua scelta.

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Secondo quanto riportato da Mediapart, altre aziende che si erano associate alla Marcia dell’Orgoglio hanno discretamente ritirato il loro sostegno in seguito all’affiche della discordia, tra cui Paypal, la società americana di pagamenti digitali, Ratp, l’azienda che gestisce i trasporti pubblici a Parigi e nell’Île-de-France, e Air France. Altre, come Disney, L’Oréal e Sony, hanno invece deciso di mantenere la loro adesione. Persino all’interno della comunità Lgbt il manifesto che mostra un uomo “strozzato” da una cravatta utilizzata come cappio al collo ha suscitato reazioni indignate.

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DISTINGUO E DISORDINI

«GayLib non è membro dell’Inter-Lgbt e ha scoperto l’affiche della Marcia dell’Orgoglio. Questo manifesto è particolarmente violento, e lontano dai valori universali della nostra Repubblica», ha attaccato l’associazione GayLib, vicina al Partito radicale francese. Matthieu Gatipon-Bachette è stato portavoce dell’Inter-Lgbt e su X ha manifestato tutta la sua ostilità all’iniziativa dell’associazione di cui ha fatto parte.

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«Questa affiche segna un cambiamento epocale: l’influenza della France insoumise (il partito di Jean-Luc Mélenchon, ndr) e dell’ultrasinistra su Inter-Lgbt e la Marcia dell’Orgoglio di Parigi è ormai flagrante», ha scritto su X il militante Lgbt, prima di aggiungere: «Un’organizzazione così poco democratica può ancora pretendere di rappresentarci?». Già lo scorso anno, durante la Marcia, si erano verificati diversi disordini. Mila, studentessa lesbica costretta a vivere sotto scorta dal 2021 per aver criticato l’islam sui social, è stata aggredita e ricoperta di farina da altri militanti Lgbt perché giudicata “islamofoba”. Nel corso della marcia, pullulavano inoltre gli slogan contro la destra e le bandiere pro Palestina, lì dove i gay vengono perseguitati veramente e sono costretti a fuggire.

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