Il re leone e la “despota” leonessa. Soprattutto lo “sbrigativo” zoo, ché una soluzione migliore (siamo onesti) poteva pure trovarla. È la natura, sì, va bene: e spesso, sempre, la natura è violenta e risponde a una logica che è quella della conservazione e meno ancora dell’affetto, almeno come lo intendiamo noi umani. Ma è anche una natura particolare quella degli animali nati in cattività, che se la libertà non possono neanche sognarla (dato che non sanno cosa sia) quantomeno dovrebbero poter campare con qualche tutela in più.
Colonia, Germania. Da qualche giorno fa discutere la decisione dello zoo locale (decisione già attuata, per altro) di sopprimere due cuccioli di leone. Un nome vero e proprio e ha deciso, semplicemente, di concentrare le sue energie su di loro. Deve aver pensato di non riuscire ad accudirli entrambi, lei di certo non sa che in uno zoo come quello tedesco ci sono valanghe di volontari ed eserciti di impiegati che si farebbero in quattro per darle una zampa: così, credendo di dover fare una scelta, difficile, difficilissima, ha optato per quella più sicura (e ha abbandonato i più piccoli, di fatto non accettandoli nella sua tribù).
Il distacco dei giovani maschi dalla madre, per quanto riguarda i leoni, avviene intorno ai 24 mesi, che fanno due anni: i figli maggiori di Gina non hanno ancora raggiunto quell’età, lei lo sa, l’istinto le dice che hanno ancora bisogno lei. In circa una settimana di vita dei piccini solo una volta, uno, è riuscito ad avvicinarsi per bere un po’ di latte: e in quell’occasione gli osservatori di Colonia hanno iniziato a sperare, si son detti ora-ci-siamo, ma l’episodio non si è più ripetuto e lo zoo ha deciso di optare per la via più dolorosa.
In un comunicato di poche righe ha fatto sapere che «dopo un’attenta valutazione», nella corso della quale sono intervenuti tutti i veterinari della struttura, è stata disposta, e messa in pratica, l’eutanasia sui leoncini di Gina «già gravemente indeboliti» con la motivazione che quello era l’unico modo per «risparmiare loro inutili sofferenze».
È insorto il web. I social si sono riempiti di commenti, critiche e risposte piccate (non solo in Germania e non solo in Europa) riassumibili in una sola parola: “Perché?”. «Riposate in pace piccoli angioletti», scrive qualcuno su Facebook mettendo anche l’emoticon di due leoni e un cuore arancione; «Ma sono impazziti? Il leone è in via di estinzione e questi li sopprimono? Ma è una follia», afferma un altro; «Non è giusto, poverini, è una decisione orribile».
Alla contestazione di chi suggerisce “si poteva allevarli diversamente, tanto erano già in cattività”, lo zoo risponde che l’impiego di biberon, tanto per dire uno strumento possibile, avrebbe creato un imprinting errato nei due cuccioli e avrebbe fatto sì che si sarebbero affezionati all’uomo (o alla donna) che li cibava e non agli appartenenti del proprio branco. «In natura», ha aggiunto, «accade spesso che una leonessa si prenda cura solo dei cuccioli che hanno maggiori probabilità di sopravvivere, in questo caso quello più grandi che non sono ancora indipendenti».
Lo abbiamo già scritto, d’accordo: ma la natura della savana è un conto e la natura di uno zoo nel cuore di una città occidentale è un altro. Forse si poteva evitare di arrivare a tanto.