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Kiss Cam, la parola della settimana: le origini in un romanzo

Le origini del lemma che, per la vicenda dei due amanti pizzicati al concerto dei Coldplay, da giorni spopola ad ogni latitudine
di Massimo Arcangeli domenica 27 luglio 2025

2' di lettura

Nel 2016, con l’espressione (alla lettera: “telecamera del bacio”) che circola in italiano già da qualche anno, esce Kiss Cam, un romanzo di Kiara London (alter ego di Bethany Novak-Tveten, in forza all’Air Force americana). L’opera narra la storia di tre vecchi amici: Jasper, Juniper e Lenny. I tre hanno un vlog, e i loro follower vedrebbero bene insieme i primi due. Un bacio per gioco finisce così per nutrire le aspettative dei loro seguaci, che chiedono “baci in camera” à gogo.

Il 16 luglio 2025 due amanti, dirigenti della startup tecnologica Astronomer (lui ne era l’amministratore delegato, lei la responsabile delle risorse umane: si sono dimessi entrambi), vengono ripresi da un maxischermo galeotto, al concerto dei Coldplay al Gillette Stadium di Foxborough (Massachussets), mentre si mostrano teneramente abbracciati. Ci si aspettava il fatidico bacio, è arrivato l’imbarazzo fatale.

Qualcosa di simile all’inquadramento di Andy Byron e Kristin Cabot si era già materializzato in una scena di un film di Camillo Mastrocinque: Totò, Peppino e i fuorilegge (1956). La scena vede Totò e Peppino all’interno di un tabarin. Sono in diretta televisiva, e in compagnia delle ballerine che si sono appena esibite dal palco in un numero rétro, in perfetto stile Belle Époque, e li hanno appena raggiunti al loro tavolo, ordinano champagne. In quel momento Teresa, la moglie di Totò, impersonata da Titina De Filippo, è però davanti al piccolo schermo. «Ma tu sei sposato?», chiede una ballerina. «Eh, sì. Purtroppo sì», risponde Totò. «E com’è tua moglie? È più carina di noi?», insiste lei.

«Ragazze, voi conoscete la peste bubbonica? (...) Mia moglie è la peste bubbonica». «Allora è brutta...». «Brutta no. È racchia. (...) E fosse soltanto la racchiedine. È antipatica, è avara, è tirata, è nevrastenica. Si chiude tutto, si conserva i soldi. Non pensa che un giorno o l’altro deve morire anche lei. Ed io non vedo l’ora che crepa, perché, quando crepa, io, come marito consorte, eredito tutto». Il primo brindisi? Lo dedica a lei: «Moglie mia, io non so dove sei, ma ovunque tu sia io faccio un brindisi alla facciaccia tua (...) e alla salute mia».

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