Lo stemma del nuovo campo da golf di Donald Trump nell’Aberdeenshire, sulla costa nord-orientale della Scozia, dalle dune di sabbia affacciate sulle acque color grigio acciaio del Mare del Nord, riporta il motto “Numquam Concedere” (letteralmente è “mai arrendersi”, trumpianamente diventa “mai concedere una palla”). L’immagine raffigura un leone rampante, due stelle e l’aquila bicipite. Gli artigli del rapace stringono due palle da golf. Raffinatissimo. L’area andrà ad aggiungersi agli altri campi dell’azienda di famiglia: 11 negli Stati Uniti, 3 nel Regno Unito, prossime aperture sono previste in Oman, Indonesia, Vietnam e Qatar. In Scozia l’inaugurazione, in programma il 13 agosto, ha fatto infuriare gli ambientalisti perché le dune hanno perso lo status di “Sito di speciale interesse scientifico” a causa dello sviluppo edilizio della proprietà del tycoon.
Di segno opposto le preoccupazioni ambientali del presidente: «All’Europa dico: fermate le pale eoliche – ha dichiarato appena atterrato nel Paese - dall’aereo si vedono questi mulini a vento (sic) dappertutto». Ma soprattutto nel 2019, la Trump International ha perso una battaglia legale per bloccare un cantiere di energia eolica in costruzione al largo di Aberdeen. Le turbine eoliche avrebbero rovinato la vista dal suo campo da golf. Forca caudina per avere una chance di andare d’accordo con il presidente americano, comunque, è non fargli sgarbi sul green. Due le regole: farlo vincere, financo barare.
Dopo anni di dubbi sul suo handicap ufficiale a 2,8 (l’hadicap è il punteggio dei giocatori utilizzato in ambito dilettantistico), l’altroieri sono emersi video che corroborano l’ipotesi della sua debolezza per le scorciatoie. Le immagini di Reuters mostrano Trump “correggere” la posizione della palla sul fairway con la mazza. E in un’altra clip si vede un caddy che lascia cadere la palla del presidente in una posizione ideale. Seconda prudente riverenza è darsi una mossa: l’inquilino della Casa Bianca non tollera chi si ferma ad ammirare il paesaggio. Nessuna partita è “soltanto” una partita e la condotta sul green è la condotta nella vita.
«Vinco sempre», ha dichiarato al Washington Post nel 2015. «Riesco a segnare il putt da un metro alla buca 18 quando altri non ci riescono. La mia vita è incentrata sulla vittoria». È fin dal primo mandato, infatti, che i commentatori parlano di “diplomazia del golf”: ne fu maestro l’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe, che nel 2016 gli fece dono di una mazza da golf d’oro da 3.700 dollari. Yoon Suk Yeol, il presidente della Corea del Sud, iniziò a impugnare la mazza proprio per migliorare il rapporto con Washington. Anche l’amicizia fra Trump e Nigel Farage, pur acciaccato dal mal di schiena, potrebbe essere dovuta a questo interesse comune.
Così come la simpatia verso il cancelliere tedesco Friedrich Merz, noto giocatore. Lo scorso marzo, Trump ha partecipato a un torneo in coppia con il presidente finlandese Alexander Stubb a West Palm Beach: hanno vinto. Tra una buca e l’altra, Stubb ha raccontato di aver parlato di Ucraina e Russia. E, che l’abbia fatto per signorilità, per adulazione o per diplomazia, ha evitato di ripetere ciò che solitamente Trump ama citare alla prima buca, il wrestler Eddie Guerrero: «Io imbroglio negli affari, imbroglio in amore, imbroglio nel golf».