Bel “capolavoro” da parte del dinamico duo Macron-Starmer: aver preannunciato il riconoscimento dello stato palestinese di fatto senza condizioni ha rifornito Hamas di nuove efficacissime munizioni propagandistiche. Delle quali i terroristi hanno immediatamente fatto uso.
E così la notizia delle ultime ventiquattr’ore è che Hamas rifiuta di disarmarsi, pretende il riconoscimento dell’entità statuale (senza alcuna garanzia di democrazia e di abbandono della violenza), e si guarda bene dal rilasciare gli ostaggi israeliani. Anzi, da ieri i terroristi collegano gli annunci pro Palestina che vengono da diverse capitali direttamente al pogrom del 7 ottobre, e rivendicano dunque il “successo” di quel massacro.
Di più: con cinismo sadico, la macchina mediatica di Hamas ha diffuso le immagini terrificanti di un ostaggio israeliano simile a uno scheletro (dopo 665 giorni di prigionia) e sinistramente costretto a scavarsi da solo una fossa. C’è perfino un tocco di divertimento diabolico nei terroristi: dopo aver indotto i media occidentali (mescolando vero, verosimile, falso e finto) a parlare di fame a proposito di Gaza (ovviamente per incolparne Gerusalemme), adesso Hamas si prende il lusso di mostrare un caso indiscutibilmente autentico di un prigioniero ridotto alla fame estrema.
Risultato? Non più di qualche piccola fotonotizia sui giornali europei, e gran silenzio di pacifisti e progressisti che avevano evocato fino al giorno prima i campi di concentramento (ma ora – chissà perché - ne parlano meno), e qualche flebile e tardiva resipiscenza politica. Tipo quella del solito Macron, abituato come sempre a fare il surfista, a stare sull’onda: e ieri infatti ma guarda - si è ricordato di sottolineare la «crudeltà abietta e la disumanità senza limiti» di Hamas, che dunque va disarmata.
Peccato che queste sagge proposte (rilascio degli ostaggi e ritiro di Hamas) le avesse avanzate perfino la Lega Araba nei giorni scorsi, non ascoltata però dai macronisti francesi e dai laburisti britannici, tutti presi (per ragioni di propaganda politica interna) a esercitare pressione su Gerusalemme, mica sui terroristi. E ora - come sempre - si finisce per raccogliere ciò che si è seminato: una settimana di posizionamento politico errato di Parigi e Londra ha reso Hamas più forte e più spavalda.
La realtà è che non si può eludere il vero nodo di questa faccenda, e cioè il fatto che Hamas vada definitivamente messa in condizione di non nuocere. Lo slogan “due popoli, due stati” va integrato con l’aggettivo “democratici”: “due popoli, due stati democratici”. Ma affinché pure il secondo stato sia in futuro democratico, occorre che Hamas sia messa fuori gioco. Non c’è alternativa.