CATEGORIE

Ucraina, Trump chiama Orban ma Putin fa il furbo

Donald chiede all’Ungheria di dire sì all’ingresso di Zelensky nell’Ue. Intanto Mosca: "Garanzie militari all’Ucraina? Gliele diamo anche noi"
di Costanza Cavalli giovedì 21 agosto 2025

3' di lettura

Anni di “Dagli al sovranista” Viktor Orbán, tra sanzioni e multe imposte dagli eurolirici al governo di Budapest, sono stati così efficaci che ha dovuto alzare il telefono Donald Trump per convincere il primo ministro ungherese a rimuovere il suo veto sull’adesione dell’Ucraina all’Unione europea. L’adesione di Kiev all’Ue «non rappresenta alcuna garanzia di sicurezza», ci ha tenuto a sottolineare Orban sulla sua pagina Facebook, ma è certamente parte delle future garanzie di sicurezza che chiede Volodymyr Zelensky e che i 27 Stati membri ritengono cruciali per scongiurare una Russia nuovamente belligerante nel futuro prossimo. «Manteniamo all’ordine del giorno l’iniziativa affinché l’Unione proponga quanto prima un vertice Europa-Russia», si legge ancora nel comunicato ungherese: anche per questo Orbán avrebbe proposto Budapest come sede del bilaterale tra Kiev e Mosca.

Che si tengano nella capitale ungherese, a Ginevra o a Vienna, i colloqui, però, restano al palo: dopo che lo Zar ha proposto (black humour) di ospitare i negoziati al Cremlino, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha finto un tono conciliante in un’intervista alla televisione di Stato martedì sera. «Non rifiutiamo alcuna forma di collaborazione, né bilaterale né trilaterale», ha insistito, ma «qualsiasi contatto deve essere preparato con la massima cura, in modo che i vertici non comportino un peggioramento della situazione», ha spiegato. Inoltre, ha parlato della creazione di tre gruppi di lavoro per esaminare più specificamente le questioni all’ordine del giorno: militari, umanitarie e politiche. Tradotto: visto ciò che è apparecchiato (forze occidentali vicino ai suoi confini), non siamo ancora disposti a sederci a tavola, possiamo però elevare il livello dei colloqui diretti tra delegazioni con rappresentanti più alti in grado, ha dichiarato l’assistente presidenziale russo Yury Ushakov.

Anche sul fronte interno, scrive il Wall Street Journal, Vladimir Putin potrebbe essere in difficoltà: un faccia a faccia legittimerebbe un uomo che ha criticato per 3 anni e mezzo come “leader illegittimo” e “fantoccio dell’Occidente” per giustificare l’aggressione all’Ucraina.

Con l’intenzione di posticipare il più possibile l’incontro, sempre Lavrov ha riesumato la bozza di accordo discussa a Istanbul del 2022: la Russia avrebbe accettato garanzie di sicurezza per l’Ucraina soltanto se avesse avuto la possibilità di porre il veto. Le garanzie sarebbero state assicurate da un gruppo di Paesi, tra i quali i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia). Kiev respinse la proposta perché avrebbe dato a Mosca il potere di veto sulla sua sicurezza nazionale.

La variabile è, ancora una volta, il presidente americano, che Putin riconosce come chiave per sbloccare la situazione. Certo è che gli Usa non saranno «aggressivi» o «poco costruttivi» come gli europei (cit. Lavrov), ma non saranno nemmeno facilitatori dell’aggressore. In un’intervista a Fox Business, l’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha dichiarato che è necessario sviluppare opzioni di garanzia di sicurezza per Kiev prima di parlare di scambio di territori. «Bisogna permettere a Zelensky di andare dal suo popolo e spiegare che, in mancanza di termini migliori, l’accordo che firmerà offrirà benefici a lungo termine anche dopo la presidenza Trump», ha concluso Kellogg.

Alle “opzioni” per una “forza di rassicurazione” stanno collaborando i membri Nato, i cui 32 capi di Stato maggiore si sono riuniti ieri: “sostegno” alla coalizione dei Volenterosi, sì, ma senza essere direttamente coinvolti nell’elaborazione dei piani (sarebbe indigeribile per Putin). La collaborazione, ha specificato un funzionario dell’Alleanza, è però «congenita» poiché bisogna essere sicuri che l’eventuale sforzo di alcuni alleati non avvenga a detrimento dei piani difensivi Nato.

La fiducia in un processo di pace è plastica nelle scelte americane: Trump ha deciso di cancellare le sue vacanze estive, previste a fine agosto nel suo golf club di Bedminster, in New Jersey, per tenersi libero per un eventuale vertice. Meno nelle scelte russe, che continua a rosicchiare territorio ucraino nonostante le perdite: secondo i calcoli del Ministero della Difesa britannico, ai ritmi attuali di avanzamento, ci vorrebbero 4,4 anni di combattimenti perché la Russia conquisti il resto del territorio “annesso” e costerebbe a Mosca altri 1,93 milioni di vittime, tra morti e feriti, che si sommerebbero al milione di vittime già subite.

tag
russia
ucraina
donald trump
vladimir putin
unione europea
nato
volodymyr zelensky
viktor orban

In manette Rimini, arrestato un cittadino ucraino: sospettato di aver sabotato i gasdotti Nord Stream

La trattativa Volenterosi o poco più: i limiti delle forze europee

Una Chiesa, due visioni Su Kiev il giornale dei vescovi va contro la linea del Pontefice

Ti potrebbero interessare

Rimini, arrestato un cittadino ucraino: sospettato di aver sabotato i gasdotti Nord Stream

Volenterosi o poco più: i limiti delle forze europee

Daniele Dell'Orco

Su Kiev il giornale dei vescovi va contro la linea del Pontefice

Daniele Capezzone

Capezzone: "La Madonna, non Casarini". Chi scatena la guerra in Vaticano