Alle severe regole delle multinazionali non scampa nessuno: una relazione sentimentale con una sottoposta non è tollerata soprattutto se viene tenuta nascosta. Non serve tirare in ballo la morale contemporanea, né ridurre la vicenda a una crociata neo-puritana mascherata da tutela delle pari opportunità, ma neppure catalogare la cacciata del numero uno di Nestlé, Laurent Freixe, sotto la voce “eccessi del wokismo”. Fermarsi a questa lettura significa ignorare il nodo vero: il rapporto di forza che si crea ogni volta che una relazione sentimentale si intreccia con la gerarchia, ogni volta che il desiderio entra nelle maglie del potere. E di fronte a questo, Nestlé ha scelto la linea dura. Il suo amministratore delegato, in carica da meno di un anno, è stato rimosso in poche ore dopo che un’inchiesta interna ha accertato una relazione con una dipendente dell’azienda. Non una questione penale, non un’accusa di molestie, ma la violazione delle regole di “non fraternizzazione” che il colosso svizzero applica in modo ferreo. Una norma importata dal contesto statunitense e ormai diffusa nelle grandi corporation, pensata per blindare la reputazione più che per regolare i sentimenti: nessuna storia d’amore tra superiori e subordinati, perché l’asimmetria di potere rende impossibile distinguere l’intesa dall’abuso, la libera scelta dalla pressione implicita.
Non è un caso isolato, anzi. Nel 2019 McDonald’s licenziò Steve Easterbrook per una relazione con una dipendente: oltre alla reputazione del colosso del fast food, in quell’occasione si dissolsero stock option per cento milioni di dollari. Col tempo si è scoperto che Easterbrook ne aveva collezionate almeno quattro di relazioni con donne della sua azienda, tanto che McDonald’s ha chiesto indietro quel denaro. Nell’aprile del 2023 fu la volta di Jeff Shell, ceo di NBCUniversal, costretto alle dimissioni dopo aver ammesso una “relazione inappropriata” con una lavoratrice. A marzo 2024 cadde il vertice di Primark, travolto dall’accusa di “comportamento inappropriato” nei confronti di una dipendente.
L'abbraccio degli amanti è un caso mondiale
Chris Martin, frontman dei Coldplay, vincitore di 7 Grammy Awards ed ex marito di Gwyneth Paltrow sarà ricordato ...E ancora quest’estate, una “kiss cam” a un concerto dei Coldplay ha mostrato il ceo della società tech Astronomer in atteggiamenti intimi con la responsabile delle risorse umane: il video virale bastò per chiudere la carriera di entrambi. Il copione resta immutabile: un uomo al comando, una donna in posizione inferiore. Non troviamo quasi mai la scena opposta, quella di una top manager costretta a lasciare per un flirt con un giovane stagista. $ proprio questo ripetersi monocorde, più ancora delle regole aziendali, a dire qualcosa del sistema in cui viviamo: il potere continua a declinarsi al maschile e le sanzioni colpiscono là dove l’asimmetria si mostra in tutta la sua evidenza. E poi c’è un’altra contraddizione. Le aziende pretendono che i sentimenti restino fuori dai cancelli, ma nello stesso tempo esigono dedizione totalizzante: uffici che si ripopolano, smart working ridotto, reperibilità costante. In spazi che assorbono gran parte della vita quotidiana, è inevitabile che nascano legami.
Fingere che il lavoro sia neutro, impermeabile al desiderio, significa ignorare la realtà. È un’illusione da istituzione totale, come direbbe Erving Goffman, in cui le esistenze vengono normalizzate e disciplinate fino a prosciugare la vita stessa. Resta allora la domanda di fondo: queste regole servono davvero a proteggere chi ha meno potere, o sono strumenti di autodifesa delle corporation, costruiti per prevenire scandali, rassicurare gli investitori e tutelare i bilanci più che le persone? Il confine tra tutela e moralismo diventa ogni giorno più sottile. E il rischio è che, a forza di blindare i comportamenti, il lavoro si trasformi in un ambiente sterilizzato, dove ogni emozione è sospetta, ogni legame potenzialmente letale, e dove perfino il desiderio viene rubricato a rischio reputazionale.
In fondo, non siamo lontani dall’universo kafkiano, in cui la legge esiste ma non se ne conoscono mai del tutto i confini: una norma che sembra proteggere, ma che al tempo stesso diventa minaccia, sospensione continua. E a guardare certi uffici, con i loro codici etici, le policy interne e le investigazioni riservate, viene da pensare che il potere sappia travestirsi anche da compliance. Non c’è bisogno di evocare i drammi shakespeariani per capire che la posta in gioco, nelle passioni proibite del capitalismo globale, non è l’amore, ma il controllo. In Italia, dove la legislazione tende a proteggere soprattutto il lavoratore, per fortuna cacciare un manager per un mero motivo sentimentale è illegittimo.