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Viaggio nel romanzo della politica globale

A quali personaggi letterari assomigliano Macron, Trump, Putin, Sanchez
di Giovanni Longoni domenica 7 settembre 2025

3' di lettura

Che Macron sembri un personaggio di Stendhal è stato notato da molti, a partire dal settimanale Causeur fino allo Washington Post. Il presidente francese è uno Julien Sorel che ce l’ha fatta. Il mondo gretto della Restaurazione finiva per stritolare il giovane e brillante parvenu protagonista di Le Rouge et le Noir, mentre oggi il suo clone è passato di successo in successo: banchiere d’affari, ministro, président. Si è persino sposato la sua Mme de Rênal. Purtroppo per lui, i trionfi sono finiti da un pezzo e ormai è come un tizio che si butta da un grattacielo cercando di tuffarsi in una botte d’acqua. Come finirà Macron? Il lieto fine è sconosciuto a Stendhal.

Anche Donald Trump è stato accostato a personaggi letterari, in particolare « al Buzz Windrip di “It Can’t Happen here”. Il leader populista di Lewis Sinclair che instaura la dittatura negli Stati Uniti e il tycoon hanno somiglianze soprattutto nella testa di chi non sopporta il secondo. Invece l’irruenza, il candore (chiamatela becera ignoranza se preferite) di Donald rimandano ad altri personaggi della letteratura a stelle e strisce. «Altezza uno e novanta. Peso centocinque chili. Testa enorme, scarruffata, una chioma che sembra pelliccia di persiano. Occhi sospettosi, quasi sempre contratti. Modi truculenti. Naso grosso. (...) incostante, brutale, tirannico e forse matto». Sembra il ritratto del 45°/47° presidente; invece è l'Eugene Henderson di Saul Bellow. Il protagonista di “The Rain King” con la sua tendenza a bombardare a casaccio ma a fin di bene e l’inquietudine che lo trascina in Africa. Il continente che per altri, tutti europei, era il teatro di un viaggio al termine della notte o nel cuore di tenebra, a Henderson finisce per piacere.

Probabilmente piacerebbe anche a Trump; scoprirebbe che tanti shithole countries, come è uso definirli, sono meglio dell'Europa che disprezza. Infatti Trump si trova a suo agio con Putin, Xi Jinping, Kim Jong Un e via tiranneggiando non perché ammiri i dittatori o abbia invidia del loro potere assoluto bensì perché si trova di fronte a uomini allo stato di natura coi quali si può discorrere di tutto senza i limiti del bon ton diplomatico, woke, civilizzato. Parlano alla pari. Da capotribù a capotribù.

Poi possono pigliare cantonate pure gli americani. Gli può capitare di infatuarsi di un tipo alla Putin. Che il presidente russo sia una invenzione- la Russia è un Paese di spie e di scrittori - è chiaro a partire da nome e patronimico che si ripetono come nei personaggi di Gogol’. Vladimir Vladimirovich è un burocrate come Akakij Akakievich (Il cappotto) o Petr Petrovich (Le anime morte). Nasce contabile del terrore, fa carriera e arriva a occupare la poltrona di amministratore delegato di una grande tirannia. Ai russi può apparire carismatico perché incarna quella solidità grigia che rassicura dopo il caos degli anni ’90.
Sorvoliamo, a proposito di grigiore, su Friedrich Merz (Der Untertan, versione renana?). La Spagna offre di meglio: un picaro borghese come Carles Puigdemont ma soprattutto Pedro Sanchez, un grande personaggio in cerca d’autore. Ricorda per certi versi Macron: nessuno dei due cede alle avversità, il mondo sta crollando e loro vanno avanti, scrollandosi di dosso polvere e calcinacci. Ma c’è una grossa differenza che è la stessa che Machiavelli vedeva tra Francesi e Spagnoli. Entrambi sono popoli ladri (cioè lo erano nel secolo decimosesto) ma «la natura de’ Franzesi è apetitosa di quelo d’altri: di che insieme col suo et quello d’altri è poi prodigha». Rubano, sì, e tuttavia la grandeur li obbliga a restituire il bottino con gli interessi. «Natura contraria alla spagnuola», notava Machiavelli, «che di quello che ti ruba mai ne vedi niente».

La prudenza, virtù spagnola come l’avarizia e la crudeltà, impongono di non dare mai per spacciato uno come Sanchez, quando invece Macron, come piace ai suoi conterranei, si accontenterà di perdere con stile.
 

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