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Julien Marissiaux, l'ex camionista che vuole far crollare la Ue

di Redazione venerdì 12 settembre 2025

2' di lettura

«Oggi in Francia la gente soffre, grida. Alcuni devono scegliere tra riscaldarsi e mangiare. Vogliamo mettere fine a questo sistema, dimostrare che esistiamo, come fecero i gilet gialli. Stiamo cercando di ricreare quelle condizioni». La scintilla che ha spinto Julien Marissiaux, padre di famiglia di 43 anni, imprenditore e gestore di un caffè associativo in un piccolo comune del dipartimento del Nord, Morbecque, a lanciare il movimento di protesta “Bloquons tout”, è stata la proposta di manovra finanziaria lacrime e sangue annunciata a metà luglio da François Bayrou, il primo ministro francese sfiduciato lunedì sera dopo nove mesi alla guida del governo.

L’uscita di scena del leader centrista e la nomina dell’ex ministro della Difesa Sébastien Lecornu a Matignon non cambia nulla: è soltanto un altro pupazzo di un sistema che va rovesciato, secondo Marissiaux, perché bisogna restituire «la rappresentanza direttamente ai cittadini». L’iniziatore di “Bloquons Tout”, nostalgico dei gilet gialli, ha messo nero su bianco il suo piano per cambiare il sistema, che ha ribattezzato “France souveraine”, e mira a far uscire la Francia dall’Unione europea, a destituire Macron, a una «rilocalizzazione produttiva» e alla creazione di un fondo sovrano cittadino, nell’ottica di «liberare la Francia dai mercati finanziari». “Les Essentiels”, il nome del gruppo Telegram da cui è partito tutto quest’estate, è anche il nome di una pagina Facebook, di un sito internet e del caffè associativo di Morbecque dove Marissiaux riunisce regolarmente i suoi seguaci. Autodidatta, senza diploma di maturità né laurea, lavora inizialmente come camionista, poi si improvvisa imprenditore e avvia un’attività di noleggio canoe.

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Nel 2017, acquista un bar di paese che trasforma in un luogo di aggregazione, lo ribattezza nell’estate di quest’anno “Les Essentiels” ed è oggi il quartier generale di Bloquons tout. Un mese fa, su Linkedin, in una lettera indirizzata «al bambino che era», ha raccontato di essere «cresciuto in un ambiente che nemmeno un adulto avrebbe potuto sopportare: un padre affetto da schizofrenia, una madre distrutta dall’alcol e dalla depressione, fratelli troppo distanti per capire, istituzioni fredde e piene di protocolli». In un’intervista alla Voix du Nord, ha raccontato la sua fuga dal padre e la madre: «Ho trovato stabilità grazie alla mia famiglia d’adozione, Michel e Andrée, che considero come i miei genitori». Oggi «il 90% del suo tempo», dice, lo dedica a Bloquons tout.

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