Nell’ambito della trattativa Stato - Flotilla, il personaggio più surreale – per distacco – si conferma Elly Schlein. La quale ieri ha finalmente rotto il silenzio nel quale si era rifugiata il giorno prima: peccato che le sue parole ci abbiano subito fatto rimpiangere le lunghe ore in cui era rimasta zitta.
Procediamo con ordine: dopo ventiquattr’ore di imbarazzo (il presidente Mattarella aveva parlato e la papessa del Pd era chiusa nel suo mutismo), Elly e il suo trust di cervelloni hanno partorito la seguente dichiarazione, pronunciata da Schlein a margine di un altro evento a cui partecipava: «Noi non siamo gli organizzatori (ndr: della Flotilla), c’è un comitato organizzativo e delegazioni da 44 paesi. Noi possiamo invitare a proseguire questo dialogo sulle strade aperte per assicurare che gli aiuti arrivino e che prosegua quel dialogo anche con il Patriarcato Latino stesso, e ringraziamo i nostri deputati che stanno accompagnando questa missione facendo da scorta mediatica». E fin qui siamo – come vedremo meglio dopo – al consueto «non decidiamo noi», come se lei fosse una passante e i suoi deputati in barca dei mozzi (anzi, una «scorta mediatica»).
Ma il peggio arriva dopo: «Condividiamo le parole dell’appello di ieri del presidente Mattarella che ha riconosciuto l’alto valore umanitario di questa missione. Noi già nei giorni precedenti avevamo ringraziato il Patriarcato latino di Gerusalemme (...) e abbiamo auspicato che questo canale rimanesse aperto e che proseguisse il dialogo con la Flotilla. Ricordiamo che chi sta violando ogni norma del diritto internazionale umanitario è Netanyahu, e che questi attivisti vanno protetti».
Gran finale: «Siamo stati in contatto con tutti, con i nostri sulla Flotilla, siamo stati in contatto anche con il governo, con Zuppi, tutto quello che noi possiamo fare... Come ho detto, non siamo noi a decidere perché non siamo noi organizzatori: quello che possiamo fare è invitare a proseguire il dialogo tra la Flotilla e il Patriarcato latino».
Traduzione dallo schleiniano all’italiano: grazie presidente Mattarella, ma a decidere sarà la Flotilla (mica noi), e comunque bisogna proteggere gli zatteranti dal cattivissimo Netanyahu. Il che innesca alcune elementari riflessioni.
Primo. Il Pd scarica e ignora platealmente un Capo dello Stato che peraltro viene proprio dalle fila di quel partito, e che aveva offerto in primo luogo alle forze della sinistra una ciambella di salvataggio. Non solo: è lo stesso Presidente a cui il Pd tira la giacca da sempre; ed è il medesimo Pd che di solito scaglia anatemi e scomuniche contro chiunque osi dissentire dal Colle.
Secondo. Per l’ennesima volta, Elly insegue disperatamente Giuseppe Conte. Già la sera precedente, era stato il grillino, con ipocrisia da sacrestano furbissimo, a ringraziare molto il Quirinale e chiedere ai naviganti «un supplemento di riflessione», ma a chiarire che il suo movimento sarebbe stato al fianco degli zatteranti in presenza di qualunque loro decisione. Morale: secondo un copione ormai ben noto, c’è una gara di massimalismo in cui sono i piddini a rincorrere i grillini.
Terzo. I parlamentari a bordo – politicamente parlando – fanno la figura dei pupazzi. Non sono nemmeno in grado di orientare gli zatteranti, e palesemente ne subiranno ogni decisione.
Quarto. Né Elly né altri sembrano porsi il problema di cosa accadrà quando le barche raggiungeranno le acque territoriali israeliane. Se agli zatteranti andrà bene, saranno arrestati, condotti al più vicino aeroporto e rispediti a casa. Se andrà male, saranno messi in carcere e processati per reati molto gravi. Se andrà malissimo, c’è anche da contemplare l’ipotesi – che purtroppo non è possibile escludere – di un incidente odi uno scontro in mare, dagli esiti ovviamente imprevedibili. Possibile che a sinistra nessuno rifletta su queste eventualità? O forse qualcuno tra i più irresponsabili auspica il peggio, per incendiare il clima nelle piazze?
Quinto. A guidare la trattativa, per gli zatteranti italiani, sarà la signora Delia, una tipetta che ieri, intervistata sul Corriere della Sera, ha spiegato che il 7 ottobre (testuale) «si colloca in una storia di quasi 80 anni di occupazione». Non una «giustificazione», ha aggiunto, ma – questo sì, a mio avviso – una imbarazzante e vergognosa contestualizzazione della mattanza di 1200 persone e del rapimento di altri 250 esseri umani. E questa sarebbe la «dialogante». Sipario.