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Gaza, le trattative: Hamas non vuole Tony Blair. E scoppia il caso Parolin

di Ignazio Stagno martedì 7 ottobre 2025

2' di lettura

Hamas, nel corso dei colloqui in Egitto, avrebbe "accettato di consegnare le sue armi a un comitato egiziano-palestinese, rifiutando categoricamente di affidare la gestione della Striscia di Gaza a un comitato di transizione internazionale". Lo scrive l'agenzia Efe dal Cairo citando una fonte palestinese informata. Hamas "propone di negoziare la gestione di Gaza con l'Autorità Nazionale Palestinese" e "rifiuta la presenza di Tony Blair come governatore di Gaza", pur "accettando che assuma un ruolo di monitoraggio a distanza". Le parti si sono accordate sulla maggior parte dei termini relativi alla prima fase del piano di Donald Trump, compresi il rilascio degli ostaggi e l'istituzione di un cessate il fuoco. Lo riferisce un funzionario egiziano coperto dall'anonimato. Il piano ha ricevuto un ampio sostegno internazionale e Trump ha dichiarato lunedì ai giornalisti che ritiene ci siano "ottime possibilità" di raggiungere un "accordo duraturo".

"Questo va oltre Gaza", ha affermato, "Gaza è importante, ma qui si tratta davvero della pace in Medioriente". Rimangono tuttavia molte incertezze, tra cui la richiesta di disarmo di Hamas e il futuro governo di Gaza. Ma sulla crisi mediorientale si apre un nuovo fronte diplomatico:"La recente intervista al Cardinale Parolin, sebbene sicuramente ben intenzionata, rischia di minare gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza e contrastare il crescente antisemitismo".

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E' quanto si legge in una nota stampa diffusa dall'ambasciata di Israele presso la Santa Sede, secondo la quale l'intervista rilasciata dal Segretario di Stato vaticano "si concentra sulla critica a Israele, trascurando il continuo rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi o di porre fine alla violenza". L'ambasciata israeliana afferma che "ciò che più preoccupa è l'uso problematico dell'equivalenza morale laddove non è pertinente. Ad esempio, l'applicazione del termine 'massacro' sia all'attacco genocida di Hamas del 7 ottobre sia al legittimo diritto di Israele all'autodifesa". La nota prosegue dichiarando che "non esiste equivalenza morale tra uno Stato democratico che protegge i propri cittadini e un'organizzazione terroristica intenzionata a ucciderli. Ci auguriamo che le dichiarazioni future riflettano questa importante distinzione".

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