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Il "grande giorno" di Donald Trump: questa è una sua vittoria

Il presidente Usa annuncia l’intesa in diretta e ammette: "La fortuna esiste". E rivendica "l’eliminazione del nucleare iraniano". Ora è atteso in Egitto
di Carlo Nicolato venerdì 10 ottobre 2025

4' di lettura

Vedendo le immagini del Segretario di Stato Marco Rubio che parla all’orecchio destro di Trump dopo avergli passato un foglio in cui c’era scritto dell’urgenza di approvare un post su Truth per annunciare, “per primo”, l’accordo di pace raggiunto in Medio Oriente, è impossibile non tornare con la memoria a quelle dell’11 settembre di 24 anni fa, quando il capo dello staff presidenziale Andy Card avvicinandosi a Bush, che parlava ai bambini di una scuola elementare, gli riferì all’orecchio (sempre il destro) che un secondo aereo aveva colpito le Torri Gemelle. È il momento in cui il presidente americano si rese drammaticamente conto, senza ormai ombra di dubbio, che era in corso un attacco contro gli Stati Uniti. La sua espressione è attonita, quasi assente, ovviamente ben diversa dalla fiera soddisfazione che traspare dal volto di Trump alla lettura del foglietto che Rubio gli ha passato.

Un quarto di secolo di storia passa da queste due indelebili immagini ed è come se un cerchio e tante guerre si chiudessero attorno a un minimo comune denominatore che è sempre lo stesso, il Medio Oriente. Il post su Truth è poi seguito puntuale, alle 18,51, ora di Washington: «Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi sottoscritto la prima fase del nostro Piano di Pace.

Ciò significa che TUTTI gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una Pace Forte, Duratura e Perenne. Tutte le parti saranno trattate equamente! Questo è un GRANDE Giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Stati Uniti d’America, e ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo Evento Storico e Senza Precedenti».
«BENEDETTI I COSTRUTTORI DI PACE!», così si chiude il messaggio (tutto in maiuscolo nel messaggio), con un riferimento al discorso della montagna di Gesù che recita, «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».

Un malcelato riferimento al Nobel per la Pace che Trump è sicuro di non ricevere oggi nonostante lo meriti certamente più di Obama e nonostante i tanti endorsement. Tra questi, quello decisivo (perché non glielo diano) del premier israeliano Netanyahu che ha sentito poco dopo l’annuncio. «Ho parlato con Bibi Netanyahu poco fa» ha detto ai microfoni di Fox, «Mi ha chiamato e mi ha detto: “Non riesco a crederci. Ora piaccio a tutti”, riferendosi a se stesso. Gli ho risposto: “La cosa più importante è che ora amano di nuovo Israele”, ed è proprio così. Gli ho detto: “Israele non può combattere contro il mondo, Bibi, non può combattere contro il mondo”».

Il presidente ha sottolineato come tale successo sia stato il risultato di «una serie di circostanze, come eliminare il potenziale nucleare dell’Iran», di tanto talento, ma anche di «una certa dose di fortuna», perché la fortuna «è necessaria, la fortuna esiste». E se la fortuna esiste ed è dalla parte di Trump perché non raggiungere la pace anche con Teheran? «L’Iran “ci ha detto di voler lavorare per la pace in Medio Oriente. Hanno espresso il loro sostegno nei confronti di questo accordo e lo apprezziamo” ha detto il presidente durante la riunione alla Casa Bianca di ieri, sottolineando di voler vedere gli iraniani in grado di ricostruire il loro Paese. Tanto più che quella siglata in Egitto sarà «una pace duratura, si spera una pace eterna».

Gli ostaggi, dice Trump, saranno liberati lunedì o martedì. Il disarmo di Hamas avverrà in una fase successiva, e per la firma ufficiale dell’accordo al Cairo cercherà di esserci. È stato lo stesso presidente Al Sisi a invitarlo al Cairo ringraziandolo e augurandogli il Nobel. A perorare la causa anche i parenti degli ostaggi che - approfittando dell’incontro con il Segretario al Commercio Howard Lutnick - sono riusciti a parlare con Trump al telefono tra urla di giubilo, lacrime e ringraziamenti. «Signor Presidente, crediamo in lei. Sappiamo che ha fatto tanto per noi... Da quando è diventato presidente. Anche prima. E confidiamo che abbia portato a termine la missione finché tutti gli ostaggi, tutti i 48, non saranno tornati a casa» ha scandito uno di loro.

Trump ha assicurato che parlerà anche alla Knesset e quanto all’impegno confermato della partecipazione degli Stati Uniti perla ricostruzione di Gaza ha detto: «Creeremo qualcosa dove la gente potrà vivere», scandisce. Il sogno del tycoon potrebbe davvero trasformarsi in realtà. E non è quello deriso dai suoi avversari, è qualcosa di serio.

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