La Turchia no. Ok al piano di pace di Donald Trump, ok al progetto (di difficile realizzazione) di disarmare Hamas e ok anche all’idea, sebbene solo in nuce, di veder nascere un giorno uno stato palestinese sempre secondo i 20 punti elaborati dal presidente degli Stati Uniti. Da quando è stato in visita alla Casa Bianca, il primo ministro israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu ha seguito la scaletta approntata dal commander in chief. Di più: durante gli ultimi colloqui al Cairo con Hamas mediati dalla diplomazia egiziana e qatariota, Bibi ha istruito i suoi emissari di attenersi rigorosamente alla scaletta del piano di pace proprio per evitare sorprese.
Ieri però il capo del governo israeliano ha messo un veto a una proposta del vicepresidente J.D. Vance, giunto nello stato ebraico per assicurarsi che il ruolino di marcia venga rispettato e rassicurare l’alleato che gli Stati Uniti continueranno a sostenere Israele contro Hamas. Ma quando Vance ha accennato a un possibile «ruolo attivo» delle forze di sicurezza turca nel mantenimento della tregua a Gaza, Bibi si è messo di traverso: «In materia decideremo insieme», ha scandito. «Al riguardo ho opinioni molto forti. Volete indovinare quali sono?».
Un’uscita con la quale Bibi spera di far tramontare una volta per tutte le pressioni Usa in quella direzione: il giorno prima, ricostruisce Yediot Ahronot, Vance aveva parlato di un «ruolo costruttivo» per la Turchia nella fase due della tregua, e due settimane prima lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva accennato a un ruolo del suo Paese «sul campo». Un conto però è dare una mano a rintracciare le salme degli ostaggi israeliani fra le macerie di Gaza, un altro è monitorare il disarmo di Hamas. E Netanyahu ha più ragioni per opporsi alla presenza militare turca ai propri confini: da un lato l’aperta simpatia del sultano per le sorti di Hamas; dall’altro l’ormai proverbiale ostilità di Erdogan contro tutto ciò che è israeliano; un odio che parte dal lontano 2009 quando l’allora primo ministro di Ankara trattò a male parole l’allora capo dello stato israeliano Shimon Peres sul palco del forum di Davos fra lo stupore dei presenti, ai più recenti insulti contro Netanyahu che Erdogan ha paragonato ad Adolf Hitler, il tutto condito dal congelamento dei rapporti commerciali e il quasi azzeramento delle relazioni diplomatiche fra Ankara e Gerusalemme.
In una fase in cui sta cedendo terreno a un nemico micidiale che non ha finito di sconfiggere, Israele ha invece bisogno di rassicurazioni. E “rassicurazioni”, le virgolette sono di rigore, ieri sono giunte dalle Brigate Al Quds, il braccio armato della Jihad islamica palestinese. Secondo una nota diffusa dall’agenzia Al Quds affiliata a Hamas, le brigate «rispetteranno l’accordo di cessate il fuoco raggiunto a Sharm el Sheikh nella misura in cui il nemico (Israele) lo rispetterà». En passant, il portavoce del gruppo, Abu Hamza, ha ribadito che le Brigate Al Quds «sono state e rimarranno un progetto di lotta contro Israele finché rimarremo sulla nostra terra». Il portavoce ha poi commemorato centinaia di combattenti e quadri della brigata che «si sono distinti nel campo di battaglia» durante la guerra con Israele.
Prima di lasciarsi, ieri Vance e Bibi hanno parlato anche degli Accordi di Abramo, obiettivo ultimo della pace regionale: «L’espansione degli accordi consentirà una stabilità che si spera duri», è l’auspicio espresso dal numero due dell’amministrazione Usa.
«Nell’ultimo anno», gli ha fatto eco Netanyahu, «abbiamo avuto un’alleanza senza pari gli Stati Uniti». Eppure, ha precisato, «non siamo un protettorato americano: Israele avrà l’ultima parola per quanto riguarda la sua sicurezza». A mettere i bastoni fra le ruote al duo Bibi-Vance ieri ha però provveduto la Knesset approvando invia preliminare un disegno di legge per estendere la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, e un altro ddl più limitato all’annessione dell’insediamento di Ma’aleh Adumim, a est di Gerusalemme. Se approvati i due ddl potrebbero mandare all’aria tutto l’impianto degli Accordi di Abramo.