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Louvre maledetto, ora l'inondazione: caos al museo

di Mauro Zanon lunedì 8 dicembre 2025

3' di lettura

È la maledizione di Belfagor, dicono alcuni, perché da quando il Louvre è stato vittima del “colpo del secolo”, il furto dei gioielli della Corona di Francia, gli incidenti si moltiplicano. Una perdita d’acqua verificatasi il 26 novembre ha danneggiato diverse centinaia di opere della biblioteca del dipartimento delle Antichità egizie del Louvre, come rivelato dal quotidiano La Tribune de l’Art.

«Tra i 300 e i 400 volumi sono stati danneggiati dalla perdita d’acqua», ha confermato all’Afp Francis Steinbock, vicedirettore generale del museo, indicando che si tratta di «riviste di egittologia» e «documentazione scientifica» utilizzate dai ricercatori. I testi risalgono alla fine del diciannovesimo secolo e all’inizio del ventesimo. «Nessuna opera storica è stata danneggiata», ha assicurato Steinbock, precisando che «al momento non abbiamo registrato perdite irreparabili e definitive su queste collezioni».

IMBARAZZO

Ma secondo altre versioni, alcuni dei volumi colpiti sembrano destinati alla spazzatura. Di certo l’imbarazzo è grande per l’ennesima disavventura che vede protagonista il Louvre, un museo vetusto che necessita di lavori urgenti per proteggere opere che per il loro valore universale non appartengono alla Francia ma all’umanità.

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La perdita d’acqua è stata scoperta il 26 novembre intorno alle 20.45 nella rete idraulica che alimenta gli impianti di riscaldamento e ventilazione della biblioteca delle Antichità egizie, situata nell’ala Mollien. È stata causata dall’apertura accidentale di una valvola della rete, che ha provocato una perdita da una tubatura nel soffitto di una delle sale. Come rivelato dal Canard enchaîné, il dipartimento delle Antichità egizie aveva avvertito la direzione sul rischio incidenti, richiedendo dei fondi per rinnovare le tubature difettose e una modesta somma per proteggere i suoi libri rari da eventuali danni causati dall’acqua. Ma dai vertici non è arrivata nessuna risposta. Tuttora, i dieci volumi della “Descrizione dell’Egitto”, realizzati dopo la spedizione di Napoleone Bonaparte nel 1798 da 150 studiosi e 2.000 artisti, sono protetti solo da pluriball e collocati sotto le finestre, in balìa delle intemperie. Questa volta sono sfuggiti all’allagamento, ma la prossima?

Le sale della biblioteca di egittologia si affacciano tra l’altro sul cortile Lefuel, dove la presidente del museo, Laurence des Cars, non ha badato alle spese per ristrutturare gli uffici della direzione generale: 276.000 euro. Des Cars ha speso anche 497mila euro per allestire una sala da pranzo privata che ha preso il posto di una vecchia caffetteria aperta al pubblico. Una parte non trascurabile di questi fondi è stata inoltre assorbita da lavori idraulici molto dispendiosi affinché madame des Cars e i suoi ospiti potessero disporre di servizi igienici personali e non fossero costretti a utilizzare quelli dei visitatori.

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PRIORITÀ

Questioni di priorità, insomma. A fine novembre, Le Monde aveva rivelato i contenuti di un rapporto del 2018 di Van Cleef & Arpels, in cui il balcone della galleria di Apollo del Louvre, utilizzato dai ladri lo scorso 19 ottobre, era già indicato come «uno dei maggiori punti di vulnerabilità» del museo parigino. In una delle tre infografiche del documento, il balcone, infatti, è cerchiato in rosso. Ma c’è di più. Gli esperti di Van Cleef & Arpels avevano avvertito che «con un montacarichi si può facilmente accedere alla galleria» di Apollo: esattamente quello che hanno fatto i ladri dei gioielli della Corona di Francia.
Altre foto presenti nel documento dimostrano inoltre che le telecamere di videosorveglianza non coprivano interamente il balcone.

La giustizia sta ora cercando di capire se il documento del 2018 che allertava sul rischio di intrusione dal balcone della galleria di Apollo sia stato consultato dai membri della banda del Louvre, grazie, forse, a un complice interno al museo. O se hanno soltanto letto il fumetto “Fantômette se déchaîne”, scherzano alcuni, dove un ladro soprannominato “il Furetto” prepara un piano per rubare un diamante esposto proprio nella galleria di Apollo. «Basta appoggiare una scala al muro e salire al primo piano. Poi si rompe il vetro, si fanno dieci metri, si rompe la vetrina con un colpo di martello e voilà! Si ha l’oggetto tra le mani», si legge nel fumetto. Quasi come nella realtà.

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