È terminato dopo un'ora e mezza l'incontro tra il leader ucraino Volodymyr Zelensky e la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Poco prima dell'inizio dei colloqui, Zelensky ad alcuni cronisti aveva detto: "Sono sempre pronto alle elezioni", rispondendo così al presidente americano Donald Trump, che a Politico nelle scorse ore aveva parlato della necessità di indire le elezioni in Ucraina. Poi, in riferimento al faccia a faccia con la presidente del Consiglio, si era detto ottimista: "Sì, mi fido di Giorgia Meloni e credo che ci aiuterà". Sullo sfondo la guerra ancora in corso con la Russia di Vladimir Putin.
Durante l’incontro, come riferisce una nota di Palazzo Chigi, i due leader hanno analizzato lo stato di avanzamento dei negoziati per la pace e condiviso i prossimi passi da compiere per il raggiungimento di un accordo giusto e duraturo. Il leader ucraino, in particolare, riconosciuto il ruolo dell’Italia e ha ringraziato nuovamente per l’invio di forniture di emergenza a sostegno del settore energetico ucraino. Entrambi, poi, hanno ricordato l’importanza dell’unità di vedute tra partner europei e americani e del contributo europeo a soluzioni che avranno ripercussioni sulla sicurezza del continente.
Particolare attenzione è stata rivolta anche alle garanzie di sicurezza necessarie a impedire future aggressioni e soprattutto il mantenimento della pressione sulla Russia affinché sieda al tavolo negoziale in buona fede. Meloni ha ribadito la solidarietà al popolo ucraino e assicurato che l’Italia continuerà a fare la sua parte anche in vista della futura ricostruzione dell’Ucraina.
Nella delegazione che ha accompagnato Zelensky c'erano anche Rustem Umerov, il capo dei negoziatori impegnati nei colloqui di pace, e il ministro degli Esteri Andriy Sybiha. Subito dopo l'incontro Zelensky ha dichiarato: "Il continuo sostegno dell'Italia è molto importante per l'Ucraina. Abbiamo avuto un colloquio eccellente e molto approfondito su tutti gli aspetti della situazione diplomatica. Apprezziamo il ruolo attivo dell'Italia nel generare idee concrete e definire misure per avvicinare la pace. L'ho informata sul lavoro del nostro team negoziale e stiamo coordinando i nostri sforzi diplomatici" E ancora: "Contiamo molto sul continuo sostegno dell'Italia: è importante per l'Ucraina. Desidero inoltre esprimere la mia gratitudine per il pacchetto di assistenza energetica e per le attrezzature necessarie: è esattamente ciò che sosterrà le famiglie ucraine, il nostro popolo, i nostri bambini e la vita quotidiana nelle nostre città e comunità, che continuano a subire continui attacchi russi. Dobbiamo proteggere vite umane. Grazie, Italia", ha scritto in un messaggio su X.
Successivamente, Zelensky ha affermato che se la sicurezza delle urne sarà garantita, anche con l'aiuto degli alleati, le elezioni nel suo Paese potrebbero tenersi già nei prossimi 60-90 giorni. Lo riportano diversi media internazionali. Zelensky avrebbe inoltre chiesto al parlamento di predisporre la legislazione necessaria per consentire lo svolgimento delle elezioni mentre è in vigore la legge marziale.
Già sul finire del colloquio con Meloni, inoltre, Zelensky aveva scritto sul proprio canale Telegram che "oggi abbiamo già discusso con il nostro team negoziale i risultati del lavoro svolto a Londra, in vista dell'incontro tra i consiglieri per la sicurezza nazionale dei partner europei. Proprio su questo ci eravamo accordati ieri a livello di leader". Dopodiché aveva aggiunto che Kiev è interessata "a una pace autentica e siamo in costante contatto con gli Stati Uniti". E ancora: "Tutto dipende dal fatto che la Russia sia pronta o meno a compiere passi concreti per fermare lo spargimento di sangue e impedire che la guerra si riaccenda. Nel prossimo futuro saremo pronti a inviare i documenti rielaborati agli Stati Uniti".
Intanto il leader del Cremlino picchia duro affermando che il Donbass è "territorio russo, questo è un fatto storico". La Russia, ha aggiunto lo zar citato da Ria Novosti, sta cercando di mettere fine a una guerra cominciata con un "colpo di Stato" a Kiev, nel 2014, ed è obbligata a farlo con mezzi militari.