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"Avvenire" critica Donald Trump anche se salva i cristiani

Secondo il quotidiano dei vescovi, l'attacco in Nigeria è solo "distrazione di massa": l'ennesimo scivolone del giornale
di Giovanni Sallusti domenica 28 dicembre 2025

3' di lettura

I fatti avranno anche bisogno delle interpretazioni, come diceva Friedrich Nietzsche, ma le seconde devono pur muovere dai primi. Fatto: nella notte di Natale Donald Trump ha ordinato massicci raid aerei contro postazioni dello Stato Islamico dell’Africa Occidentale in Nigeria. Fatto, supportato tragicamente dai numeri: l’islamismo variamente articolato sta mettendo in scena da lustri in Nigeria una sistematica mattanza dei cristiani. Dal 2009 a oggi sono oltre 52mila le vittime, più di 7mila solo nel 2025. Fatto, supportato obiettivamente dalla cronaca: in Europa, l’Europa colta, raffinata, culla della cristianità (matrice storico-culturale che come insegnava il grande sociologo Rodney Stark va ben oltre il cristianesimo come fatto confessionale), questo massacro non ha mai smosso le anime belle, non si è mai preso le prime pagine dei giornaloni, non ha mai monopolizzato i convegni di Bruxelles.

Tutta questa mole di fatti, agli occhi di noi sempliciotti poco introdotti nelle gerarchie (ecclesiastiche o meno), sembra verosimilmente produrre la seguente interpretazione: l’unico leader occidentale che ha battuto un colpo sulla strage dei cristiani, un colpo non retorico, che risuona col fragore dei bombardieri e scaraventa terrore sui terroristi (minacciando di replicare se gli eccidi continueranno) si chiama Donald Trump. Sarà sgraziato, porterà il toupé, ma ad ora si rivela l’unico Defensor Fidei su cui possono contare i cristiani nigeriani sgozzati, bruciati, schiavizzati.

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Ma ad Avvenire, “quotidiano d’ispirazione cattolica” adulta (come direbbe Romano Prodi), non la fai. Da quelle parti cesellano il retroscena, scavano negli arcana imperii, mica si accontentano della botta agli sterminatori di cristiani. Per cui ieri il titolo di prima era “Prove di forza”, supportato dall’occhiello che rendicontava “sale la tensione in Africa”, come se si trattasse di due entità geopolitiche in conflitto, non dell’intervento contro efferati tagliagole coranici. A proposito dei quali, sempre in prima pagina, compare la perifrasi straniante “sedicente Stato islamico”, già vista a suo tempo in altri lidi giornalistico-culturali a proposito delle “sedicenti” Brigate Rosse.

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Ma è l’analisi all’interno, a firma Fabio Carminati, a disvelare appieno il mood della testata dei vescovi: «L’arma del tycoon? Distrazione di massa». Il tycoon sarebbe il presidente degli Stati Uniti che sarebbe intento a far «scodinzolare il cane», ovvero a «distrarre l’opinione pubblica creando un evento secondario e sensazionalistico». Francamente, tendiamo a dubitare che l’argomento più gettonato ai cenoni natalizi in Wyoming sia diventato il raid in Nigeria, mentre tendiamo a credere che per i martoriati dall’Isis non sia stato del tutto “secondario”. Del resto, lo stesso analista ammette che nelle aree oggetto dell’attacco Usa «vige la sharia dal 1999» e che «sono la zona sicura per quel che resta di un’Al-Qaeda geneticamente modificata, dell’Isis e delle sue derive secessionistiche». Ma tutto questo concentrato di nazi -islamismo trascolora a dettaglio, rispetto a complessi calcoli sui calcoli di Trump attorno alla “pace in Medio Oriente”, i “colloqui sull’Ucraina”, il “caso Epstein”, probabilmente pure l’andamento di Wall Street. Ci sta tutto, è la realtà effettuale della politica, che è anche quella della convenienza e della tempistica, peraltro da lievemente prima di Trump, diciamo una non -notizia. Rimane però testardo il fatto: in quello spicchio di mondo macellano i cristiani urlando “Allah Akbar”, e il solo a sferrare colpi ai macellai è lui, il volgare “tycoon”.

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