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Aci, Angelo Sticchi Damiani: "L'auto verde inquina come le altre, l'Europa ci uccide per nulla"

Pietro Senaldi
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«In Italia il comparto auto, tra produzione, componentistica, riparazioni, vendita e tutto quello che gira intorno alle quattro ruote impiega un milione e seicento mila persone e rappresenta il 20% del prodotto interno lordo. Solo nella fase della costruzione delle vetture, tanto per fare un esempio, sono impegnate oltre cinquemila e cinquecento imprese e quasi e circa 274mila lavoratori. Costituiscono l'11% della manifattura italiana. Per seguire le direttive dell'Unione Europea in materia di ambiente rischiamo di azzerare tutto questo, ma è evidente che, se si ammazza il settore, si uccide il Paese. C'è qualcuno, a Bruxelles, spinto da motivi ideologici. Ha perduto lungimiranza e senso pratico. Mi confortano le parole dei ministri Giorgetti e Cingolani, allo Sviluppo e alla Transizione Ecologica, i quali hanno avuto il coraggio di dire la verità: l'esagerata spinta ambientalista è un killer per l'economia e brucerà milioni di posti di lavoro, perché senza passaggi graduali e studiati ci sarà un bagno di sangue. Io lo dico da tre anni, non ascoltato, che essere realisti, che guardare ai numeri, non vuol dire essere un anti-ambientalista, un vecchio dinosauro che non vuole entrare nella modernità. Ora finalmente se ne è accorto anche qualcun altro».

Angelo Sticchi Damiani non ama far politica né si atteggia a guru del pensiero economico. «Le speculazioni non fanno per me», premette. «Non so se ci sono interessi economici miliardari che spingono a distruggere i pilastri dell'economia europea a vantaggio di altre, né tanto meno ho idea di chi ci sia dietro questi interessi. Io faccio un discorso pratico: la lotta all'inquinamento è un dovere di tutti, ma va programmata nel tempo. Ci sono modi efficaci per ridurre le emissioni inquinanti delle auto senza provocare calamità sociali». Il discorso del presidente dell'Aci è semplice: una vettura euro 6 di seconda generazione, soprattutto se alimentata con carburanti ecologici, inquina poco più di un'auto elettrica, costa meno, al momento resta più funzionale e garantisce posti di lavoro. La crociata contro i motori a scoppio non porta significativi benefici all'ambiente, in cambio devasta economicamente la società. Inoltre, inferisce un colpo mortale al made in Italy, che deve molto ai marchi Ferrari, Lamborghini, Maserati. «Ma lei immagina qualcuno che compra una Ferrari totalmente elettrica? Purtroppo ha ragione Giorgetti: la rivoluzione verde rischia di far chiudere la Rossa».

Davvero queste case non possono riconvertirsi?
«Molto difficile, con un motore elettrico la Ferrari perderebbe quasi tutto il suo fascino. Vale come per gli orologi: quelli al quarzo segnano la stessa ora di quelli... a movimento meccanico, ma chi ama gli orologi li sceglie perché sono eterni, sono dei gioielli, il loro meccanismo è un'opera d'arte, proprio come i motori di Maranello».

Presidente, fin qui l'analisi. Lei che cosa suggerisce?
«Per gestire la transizione ecologica senza fare danni non basta intendersi di ambiente, bisogna conoscere il mercato e le reali condizioni d'uso. Nel mese di dicembre l'auto elettrica ha toccato il 6% del venduto; nel 2030 sarà il 20%».

Con i progressivi divieti alla circolazione delle auto a benzina, le elettriche aumenteranno...
«Lei la fa facile. Le auto elettriche sono poche perché costano molto e non sono pratiche. Imporle, mettendo fuori mercato le altre, impedisce la mobilità alla maggioranza degli italiani, che non hanno i soldi per comprare un'auto verde. E poi c'è il problema delle centraline di ricarica sul territorio: sono poche e le batterie non garantiscono un'autonomia concreta superiore ai 200/300 chilometri, sempre che uno non accenda il satellitare o l'aria condizionata».

Non si possono utilizzare i soldi del Recovery Plan per rafforzare la rete di centraline elettriche?
«Ma sarà anche fatto, tuttavia è un'operazione lunga e costosa. Ci vorranno alcuni anni per disseminare il Paese di stazioni di ricarica. E poi non si creda che l'energia elettrica sia gratis, disponibile in misura illimitata, e non inquini. Se a Milano, o a Roma, circolassero solo vetture verdi, non ci sarebbe abbastanza energia elettrica per illuminare le città. Fare il pieno di elettricità a una media vettura equivale al consumo di una famiglia di 4 persone per 6 giorni, ossia circa 50 kWh».

Lei detesta l'auto elettrica?
«Per niente, la amo. Ne possiedo una, è scattante e silenziosa. Però so che oggi l'auto elettrica non è per tutti; è un lusso, sia in termini economici che di utilizzo. È funzionale per le tratte brevi. Quindi è ancora soprattutto una city car».

Adesso non mi dirà che le auto non elettriche non inquinano?
«Non glielo dico, però occorre distinguere. In Italia circolano 35 milioni di automobili. Oltre un terzo di esse è altamente inquinante, non vale nulla sul mercato e ha più di dodici anni. Sono veicoli euro zero (3,6 milioni), euro 1 (un milione), euro 2(3 milioni) ed euro 3(4,5 milioni). La gente se le tiene perché non può permettersi di sostituirle. Le euro 0 inquinano 28 volte più di un euro 5 o un euro 6 e sono estremamente pericolose, perché, siccome sono vecchie e obsolete, chi li guida ha otto volte le probabilità di farsi male in un incidente rispetto a chi ha un'automobile recente».

Propone degli incentivi alla rottamazione?
«Vanno bene per smaltire vetture pericolose e che vengono usate di rado, ma che comunque inquinano, anche solo restando ferme. Lo Stato dia duemila euro a chi le rottama, denaro in contante non bonus per prendere il tram, anche perché nell'ottantadue per cento dei Comuni italiani non c'è trasporto pubblico efficiente, così ammoderna il parco auto. E poi, soprattutto, smetta di rendere vantaggioso il fatto di tenersele».

Se la chiave non sono gli incentivi alla rottamazione, cosa può invece esserlo?
«Siccome è impensabile appiedare di colpo l'Italia e togliere a milioni di cittadini il diritto alla mobilità, come Aci abbiamo presentato una proposta che è ora allo studio in commissione parlamentare per favorire incentivi usato su usato. Se un terzo dei veicoli inquina 28 volte più degli altri, il punto è spostare chi guida vetture vecchie verso le nuove. Se convinco un proprietario di euro 0 o 1 a far rottamare il suo veicolo e prendersi un euro 5 senza fargli spendere troppi soldi, abbatto l'inquinamento, non uccido un settore e metto una persona in condizioni di guidare un'automobile più sicura. Certo, non puoi vendergli un'auto già condannata a morte da norme che la mettono fuori legge».

E come fa a convincerlo?
«Lo Stato deve sostenere l'acquisto con consistenti incentivi ed abbattendo almeno del 50% l'imposta provinciale di trascrizione».

Ma l'auto verde inquina comunque dimeno...
«Per valutare il potenziale inquinante di un veicolo non bisogna limitarsi a calcolare le sue emissioni quando circola; va fatta una comparazione totale, dalla costruzione alla rottamazione. L'auto verde è più inquinante in fase di produzione e soprattutto di smaltimento, a causa delle batterie, le quali peraltro possono diventare mortali in caso di incidente. Se qualcuno ci mette le mani può restare fulminato per un cortocircuito. Seve molta accortezza».

Il vantaggio ambientale dell'auto elettrica è nella mancata combustione...
«Anche l'energia elettrica ha una produzione poco sostenibile, almeno fino a quando non riusciremo a ricavarla totalmente da fonti rinnovabili. La gente dimentica che oggi la otteniamo anche da carbone, gas e petrolio. E per produrre più energia elettrica, stressiamo le centrali. In sostanza questa rivoluzione verde delle quattro ruote per ora si traduce soprattutto in uno spostamento delle fonti di inquinamento».

Però quando viaggia l'auto elettrica inquina molto meno...
«Bisogna però vedere se l'obiettivo è realizzare lo slogan delle emissioni zero costi quel che costerebbe, anche al prezzo di distruggere l'economia occidentale, o se invece è ridurre l'inquinamento al massimo. In tal caso, lo sviluppo dei motori classici garantisce il raggiungimento dello scopo. In meno di dieci anni abbiamo fatto macchine tradizionali che hanno un impatto ambientale complessivo simile a quello delle auto elettriche. Se anziché 0, le emissioni sono 0,00..., è un risultato straordinario e si evita di fare danni incalcolabili. Però attenzione, sotto un certo aspetto la vettura verde è più inquinante anche quando viaggia».

In che circostanza?
«È più pesante, a causa delle batterie e quindi solleva più polveri sottili in particolare quando non piove da una decina di giorni».

Perché allora questa lotta al motore termico: questione di moda, o sindrome cinese?
«La risposta non mi compete. Posso solo affermare che quella che appare un'ossessione ambientalista - non l'attenzione all'ambiente, che condivido-, è un problema che riguarda tutta l'Europa e sono contento che l'Italia se ne sia accorta. Dovrebbe fare asse con Germania e Francia per ammorbidire certe leggi decisamente ideologiche. È inaccettabile essere in balia di integralisti che ti dicono dall'oggi al domani che una cosa non si fa più. L'ideologia è nemica del buonsenso, fa sempre e solo danni. Quando poi si sposa con la scarsa conoscenza, il disastro è totale». 

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