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Commissione Ue, svelata la vergogna: di quanto si alza gli stipendi

 Ursula Von der Leyen

Michele Zaccardi
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Questione di merito, certo. Ma anche di metodo. Perché se le trattative sul bilancio pluriennale dell’Unione europea sono in stallo, il motivo dipende anche dalla forma. Tra le varie voci che la Commissione Ue, nella sua proposta, ha chiesto di incrementare ce n’è una che sta suscitando più di qualche malumore tra gli Stati membri. Oltre a una cinquantina di miliardi spalmati su quattro anni per sostenere l’Ucraina, secondo il Financial Times Bruxelles vorrebbe ritoccare pure gli stipendi dei funzionari comunitari.

Per il capogruppo di Forza Italia al Parlamento Ue, il forzista Fulvio Martusciello, la richiesta di Bruxelles è «surreale». «La scelta della Commissione di accorpare il sostegno finanziario all’Ucraina ad altri provvedimenti, tra cui l’aumento di stipendio per i funzionari sta provocando un ritardo nell’erogazione degli aiuti a Kiev» denuncia l’eurodeputato. Che poi, visti i tempi, non sembra certo il momento migliore per chiedere 2 miliardi in più, sia pure spalmati su sette anni, per coprire i maggiori costi amministrativi del carrozzone comunitario (11,3 miliardi quest’anno per 32mila dipendenti della Commissione e gli 8mila del Parlamento, senza contare tutta la selva di agenzie, enti e organi). Capitolo nel quale rientra, appunto, la spesa per i funzionari Ue.

 

 

E insomma, nei momenti di magra, si ritorna sempre lì, ai privilegi della casta, questa volta europea. Che però, fanno notare da Bruxelles, dopo aver smentito a Libero il ritocchino ai loro salari, è molto meno riverita di quanto non sembri. Anche nei palazzi del potere europei, infatti, qualche taglio negli ultimi anni è stato fatto.

IL NODO RISORSE - E mentre, a partire dalla pandemia, i compiti e le funzioni dell’Ue si sono gonfiati a dismisura, si legge in un documento della Commissione, non c’è stato «un corrispondente aumento del personale». Ma il problema, dicono sempre da Bruxelles, è che ormai si raschia il fondo del barile. Senza contare che il rialzo dei tassi deciso dalla Bce ha fatto esplodere gli interessi che la Commissione paga per ottenere dai mercati le risorse che vanno a finanziare i Pnrr dei singoli Paesi. Per questo il 20 giugno scorso Bruxelles ha presentato la sua proposta per modificare il quadro finanziario pluriennale, il settennato 2021-2027 lungo il quale si dispiegano le spese comunitarie, chiedendo risorse aggiuntive per 66 miliardi di euro. Si tratta di soldi che serviranno per una serie di programmi europei che, altrimenti, resterebbero a secco.

 

 

A cominciare dal sostegno a Kiev, a cui si vorrebbe destinare 50 miliardi di euro, divisi tra sussidi a fondo perduto (17 miliardi) e prestiti (33 miliardi). Ci sono poi 19 miliardi per coprire l’incremento della spesa per interessi per il debito comune, 15 miliardi perle migrazioni, altri 10 per nuove iniziative. E poi quei due miliardi per i costi amministrativi. Il totale, esclusi i prestiti all’Ucraina, fa appunto 66 miliardi. Denaro che, ovviamente, dovrà essere versato dagli Stati. Il che spiega, peraltro, le resistenze che sta incontrando la proposta della Commissione, che i 27 dovranno approvare, all’unanimità, entro la fine dell’anno. Non a caso, quando il piano venne presentato, l’arcigno ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, in disaccordo con il suo cancelliere Scholz, aveva scandito il suo niet: «Visti i necessari tagli al nostro bilancio nazionale, non possiamo sottoscrivere ulteriori contributi al bilancio dell’Unione». E dire che, almeno per una volta, le sue premure si sposano con le nostre: per l’Italia, infatti, l’esborso sarebbe di circa 8,5 miliardi di euro. 

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