Come si stanno divertendo a sottoporre ai raggi X i primi cento giorni di Donald Trump: tutti a fare commenti, strani fact checking e pure sondaggi per cui il neo presidente sarebbe già crollato nel gradimento. La sentenza è già scritta: che disastro alla Casa Bianca!
Dai dazi alla pace in Ucraina e poi l’inflazione, le Borse, i rapporti con l’Europa e chi ne ha più ne metta, a leggere i giornali di ieri sembrava l’Apocalisse. Tutta colpa di Trump, della sua goffaggine, del suo ego e soprattutto della sua impreparazione: non ha idee su economia, su politica estera, su finanza, affermano i soloni.
Siccome mi sembra di vedere lo stesso film delle presidenziali dove i soliti professoroni vedevano la rincorsa di Kamala, addirittura un testa a testa o un sorpasso, mi viene facile consigliare prudenza e rimandare alle elezioni di medio termine per avere la certezza del sentiment americano.
Nel frattempo, se davvero il gioco delle pagelle interessa così tanti, potremmo immergerci in quello che la presidente della Commissione europea ha combinato in questi anni, con la compiacenza della stessa sinistra e degli stessi commentatori che in queste ore si divertono a giudicare i primi cento giorni di Trump. Bene, allora proviamo ad valutare l’impatto del corso targato Ursula. I dazi di Trump? Beh, guardiamo ai “dazi” e ai vincoli che la Commissione si è imposta da sola: è toccato a Mario Draghi richiamare l’Unione europea alle sue stesse barriere. «È come se ci fossimo messi dei dazi interni tra il 45 e il 110 per cento», ha denunciato il governatore del Whatever it takes.
E vogliamo ricordare i guai combinati in nome del green e della ecosostenibilità? Mamma mia, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Eppure era il “Vangelo” scritto da Frans Timmermans e legittimato da Ursula, con la conseguenza di mandare in crisi l’industria automobilistica nella sua parte più avanzata, ossia il motore. Via il motore e dentro una batteria, costruita per lo più in Cina perché il Drago è top player nel settore “green”. Inclusi quei pannelli solari che l’altro giorno hanno messo in ginocchio Spagna e Portogallo. Tra l’altro, la Cina ha il monopolio pure delle terre rare, cioè quei minerali indispensabili per ogni fabbrica che opera a medio-alto contenuto tecnologico.
L’unico che si è posto il problema dello strapotere della Cina è stato quel Trump che oggi viene deriso e ridicolizzato; evidentemente all’Europa va bene che Pechino agisca sui mercato globali nelle condizioni che ben conosciamo. Infatti la “capa” della Bce Christine Lagarde andrà in Cina a giugno, come poche settimane fa aveva già fatto il premier spagnolo Sanchez. Da Xi Jinping col cappello in mano.
L’impatto dei fanatismi green dell’Unione europea si sono visti sull’industria ma anche nel settore agricolo, con vibranti proteste da parte degli allevatori arrivati a Bruxelles coi trattori carichi di letame. Nella testa di Timmermans le mucche erano nemiche dell’ambiente. Così, per non farci mancare nulla e per salvare l’ecosistema oltre che la nostra salute, sempre sono arrivati i via libera a carne sintetica (pardon, carne coltivata) e farine di insetti.
Vogliamo andare oltre? Volentieri. La Commissione parla tanto della postura da imprenditore di Trump rispetto a Putin, ma è la stessa Europa che tratta abbondantemente con la Russia, neutralizzando così le sue stesse sanzioni con triangolazioni fantasiose. Tanto per fare un esempio, solo sull’energia nel 2024 abbiamo aumentato gli acquisti di gas e petrolio del 18%, una cifra tanto importante da far sostenere a Trump che l’Europa ha dato più soldi a Putin che all’Ucraina.
In fine, prima di compilare pagelle e pagelline sui primi cento giorni del nuovo presidente americano, forse dovremmo capire perché l’Europa non è riuscita a trovare un altro leader dopo i danni combinati dalla signora Ursula in oltre quattro anni.