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Ursula von der Leyen, l'unica via per salvarsi

di Daniele Capezzone mercoledì 9 luglio 2025

3' di lettura

Alla fine della fiera, l’ipotesi più probabile è che la baronessa Ursula von der Leyen riuscirà a salvare l’osso del collo - e quindi anche la sua preziosa acconciatura - nel voto previsto domani all’Europarlamento sulla mozione di censura che è stata depositata nei suoi confronti. A suo favore, avrà probabilmente i numeri. Contro, avrà praticamente tutto il resto.

Tanto per cominciare, è insensato, oltre che ridicolo, il fatto che la signora tedesca si sia messa a sparacchiare contro i presentatori del documento di sfiducia, descrivendoli più o meno come agenti russi. Mosca avrà certamente commesso molti crimini nella storia, ma non questo. E il problema della von der Leyen- nella circostanza - non è il classico “nemico esterno”, bensì un insidiosissimo e multiforme “nemico interno”.

A cosa mi riferisco? Ai suoi errori, all’ambiguità intrinsecamente legata alla sua multiforme coalizione, a un programma largamente indifendibile, e infine allo scarso coraggio e alla spossante lentezza con cui - invece lei stessa sta perseguendo i pochi obiettivi positivi della sua Commissione.

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LA LISTA DEGLI ERRORI

Procediamo con ordine. Ha sbagliato lei in mille circostanze: la scarsa trasparenza e le scuse puerili fornite sui suoi scambi di messaggi con il gran capo di Pfizer nel corso dell’emergenza pandemica l’hanno resa non credibile né rispetto al passato né rispetto al futuro.

Poi c’è la sua coalizione confusa e contraddittoria: dove vuoi andare se pensi di tenere insieme le istanze conservatrici con quelle degli ecogretini più integralisti (pensiamo alla temibile commissaria spagnola Ribera)?

Ancora: è inadeguato e perfino provocatorio che si continui a parlare di una “ridefinizione” del Green Deal, che andrebbe invece definitivamente archiviato. E infine: sull’unico tema su cui sono state dette cose ragionevoli (grazie - va detto - alla spinta costante e all’attivismo lodevole del governo italiano), e cioè il contrasto all’immigrazione clandestina, c’è ancora troppa lentezza.

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Risultato? Ursula non riesce ad andare nella direzione giusta (cioè dove gli elettori e le forze di centrodestra le chiederebbero di andare), e in compenso non soddisfa più pienamente neanche le forze di sinistra che avevano puntato su di lei, e che ora (a partire dai socialisti, incluso il Partito democratico) si sentono meno rilevanti. Morale: questo nervosismo di più componenti dell’Europarlamento è destinato a scaricarsi sulla von der Leyen. E se anche il voto di domani non la butterà giù, la lascerà ulteriormente indebolita e paralizzata.

STRADA DA IMBOCCARE

Le resterebbe la via del coraggio, che in questo caso coinciderebbe con i buoni consigli che le ha dato da tempo il governo italiano: dovrebbe cioè usare e non sciupare i prossimi due anni. Come? Per un verso, rottamando (anziché sperare di edulcorarlo) lo sciagurato Green Deal e tutte le politiche che stanno già realizzando un presente di desertificazione industriale europea.

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Per altro verso, accelerando le politiche di contrasto all’immigrazione illegale, ad esempio spingendo per quella che sarebbe una carta risolutiva, ovvero l’atteso elenco europeo dei paesi sicuri, cioè quelli dove potrebbero essere rimandati - senza contestazioni giudiziarie nazionali, a quel punto - i migranti illegali sprovvisti di diritto d’asilo.

Queste due operazioni riavvicinerebbero l’Europa alle esigenze concrete dei cittadini. Tutto il resto, al contrario, non potrà che far crescere il sacrosanto fastidio degli elettori verso un’istituzione lontana, scarsamente orientata alla libertà, disabituata alla verifica diretta da parte delle persone comuni.

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