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Buona notizia: Carola Rackete si è dimessa

La paladina dei migranti saluta Bruxelles dopo solo un paio di interventi in aula. Vannacci: "Non ci mancherai"
di Francesco Storace giovedì 10 luglio 2025

3' di lettura

Climatista sin dalla pettinatura, abbastanza incolta. Migrantofila in costante prima linea. Solidalista con quelli che la pensano come lei. Ma ora Carola Rackete ha salutato chi l’ha voluta al Parlamento europeo. Si è dimessa, quel mestiere probabilmente non fa per lei. La notizia è di ieri ed è stata commentata in vario modo, a sinistra – ad esempio Ilaria Salis col terrore che chiedano anche a lei di fare fagotto – quasi con accenni lirici di eroismo politico. A destra col più prosaico “non ci mancherà” – esempio Vannacci – che in fondo è voce di molti.

Certo, a qualcuno mancherà una come Carola, anche se ha “promesso” di tornare a fare quel che le piaceva prima, le battaglie per il clima e quelle per i migranti: mancherà alla magistratura rossa del nostro Paese?

In effetti, ai tribunali la Rackete ha regalato momenti indimenticabili. Abbiamo appreso che si può speronare la Guardia di Finanza ed essere persino assolti, ad esempio. Accadeva nel 2019 quando fu arrestata in flagranza (per quattro giorni ai domiciliari...), accusata di violenza e resistenza a nave da guerra, tentato naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il gip di Agrigento, ovviamente, diede torto ai finanzieri e ragione a lei, disponendo la sua archiviazione. Che bello...

Eppure, quella vicenda scosse la pubblica opinione. La comandante tedesca di quella nave che attaccò la Gdf mise in seria difficoltà le nostre forze dell’ordine per fare entrare irregolarmente un pugno di clandestini nel nostro Paese. Furono ovvi gli applausi scatenati della sinistra più o meno estrema e forte la riprovazione tra gli italiani. Ma la giustizia decise altrimenti.

Carola Rackete mancherà a quelli che la consideravano una specie di santa progressista. A quelli in perenne ricerca del Papa straniero per una sinistra smarrita. La speronatrice ha compiuto la sua missione politica in istituzioni che evidentemente le hanno fatto un po’ schifo e ha scritto le sue dimissioni dopo appena un anno dalle elezioni. In effetti, non si hanno tracce evidenti del movimento dell’onorevole Carola Rackete a Strasburgo: qualche interrogazione e due o tre interventi in aula di quelli da un minuto e poi “chiuda o le tolgo la parola”. Muta. La rappresentanza del popolo non è stata particolarmente efficace.

Pacifista e con tutte le qualità che abbiamo già conosciuto, è riuscita anche a distinguersi dalla sinistra estrema votando per il riarmo dell’Ucraina. Chissà quanto saranno stati contenti i suoi compagni di “Left”, il gruppo a cui aveva aderito. Insomma, a Strasburgo c’è stata senz’arte né parte. Carola Rackete non ha elettori personali da ringraziare. Grazie al sistema elettorale tedesco per le europee, non esistono preferenze, conta la posizione in lista e Die Linke la presentò in posizione eleggibile. Tot seggi, tot eletti secondo l’ordine di lista. Come Totò che disse “signori si nasce”, anche lei lo nacque. E probabilmente la durata striminzita del mandato fu pattuita proprio col partito, che ora invia a Strasburgo un altro dei suoi, Martin Gunter. Chissà chi se ne accorgerà.

All’annuncio delle dimissioni, gronda la retorica: nessuno lo sapeva, ma la Rackete ha fatto sapere che il suo mandato non era a tempo indeterminato, ma doveva durare un anno per favorire il rinnovamento nella sinistra tedesca. Sembra una barzelletta di quelle virali sul web: «La mia candidatura e il mio mandato hanno sempre avuto l’obiettivo di contribuire al rinnovamento del partito Die Linke... questo spirito collettivo ora si concretizza con le mie dimissioni». Davvero commovente.

Eppure quando fu strombazzata la candidatura della Rackete a Strasburgo, la discussione nella Linke fu monopolizzata più che altro dallo spostamento del partito verso una sinistra estremista, con scarse possibilità di ottenere consensi. Tanto è vero che i deputati europei eletti nel 2024 furono appena tre e fra questi proprio lei ed esclusivamente per il meccanismo dello scivolo in lista.

Possiamo dire che con la decisione di mollare la poltrona Carola non compie il classico gesto rivoluzionario contro il potere; ma semplicemente non vuole più annoiarsi e intende probabilmente tornare a fare il casino a cui ci ha abituato. Non un grande segnale di rispetto verso le istituzioni, che però non deve stupire. Non è casuale che accanto a lei si schieri per solidarietà proprio la Salis. Certo, non per dimettersi, ma per usare quel seggio al fine di sottrarsi alla giustizia ungherese. Storia triste della sinistra europea. 

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