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Ue, l'affondo di Giulio Tremonti: "Pensano ai tricicli e non alle auto"

di Sandro Iacometti mercoledì 17 settembre 2025

4' di lettura

Professore, Ursula von der Leyen e Mario Draghi hanno dato una bella strigliata all’Europa, invocando un inevitabile cambio di passo. Si sente ottimista?
«La comicità implica l’esperienza indispensabile della serietà, mentre la serietà non implica affatto l’esperienza della comicità. Come diceva Alberto Moravia».

Chi conosce un minimo Giulio Tremonti, economista, giurista, politico, ex ministro delle Finanze nel governo Berlusconi I ed ex ministro dell’Economia nei governi Berlusconi II, III e IV, noto per la sua oratoria ricca di citazioni storiche e letterarie, non poteva aspettarsi risposta diversa. Ma noi insistiamo.

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Cosa c’entra la comicità col futuro della Ue?
«Il 9 settembre, quindi stiamo parlando della scorsa settimana, la commissione Ue ha varato la decisione di esecuzione 2025/1785».

Continuiamo a non capire.
«Il provvedimento riguarda le norme armonizzate per giocattoli cavalcabili, veicoli a tre ruote per bambini, redatte a sostegno della direttiva 2009/48/CE del Parlamento europeo».

E quindi?
«Mi lasci finire. L’iniziativa del 9 settembre arriva a poca distanza dal regolamento di esecuzione Ue 2025/1400 del luglio scorso relativo all’autorizzazione dell’olio essenziale di menta piperita ottenuto da Mentha piperita, dell’olio essenziale di sclarea ottenuto da Salvia Sclarea e dell’olio essenziale di salvia ottenuto da Salvia officinalis come additivi per mangini destinati a tutte le specie animali».

Che riflessione trae da queste iniziative?
«Da questo emerge la totale evidenza della cura che la Commissione riserva alla sicurezza dei bambini e delle specie animali».

Sta dicendo che la Ue dovrebbe occuparsi di cose più importanti invece che di sciocchezze burocratiche?
«Intanto sarebbe utile capire se è la burocrazia che fa la politica o se è la politica che fa la burocrazia» Però dovrà ammettere che, ad esempio sull’automotive, inizia ad esserci un po’ di consapevolezza.

La presidente von der Leyen vuole introdurre più flessibilità sugli obiettivi e l’ex premier Draghi ha detto che quelli attuali sono irrealizzabili. Il green deal è stato un nobile intento fallito o un errore strategico?
«Pauca sed bene confusa sophismata (pochi ma ben confusi sofismi). Invece di occuparsi dell’auto si occupano dei tricicli giocattolo per bambini».

Ma sarà almeno contento che la sua vecchia idea degli eurobond è tornata al centro del dibattito politico?
«In realtà mi viene da chiedergli: dove eravate negli ultimi 20 anni?

» Così tanto tempo è passato?
«Nel 2003 la mia proposta era di emettere eurobond per le infrastrutture e la difesa. Già allora dal lato degli Usa si parlava di un maggiore sforzo europeo».

E perché non se ne fece niente?
«In questo periodo trascorso da allora ricordo una forte opposizione di tutto l’establishment. Le idee giuste, seppure in salita, camminano. E ora vent’anni dopo si parla di eurobond dopo che li hanno contrastati per decenni».

Lei aveva insistito molto sul tema nel suo libro del 2005 Rischi Fatali.
«In quel saggio scrivo “mercato unico, pensiero unico, errore unico”, parlo di una Europa troppo elitaria, totalitaria, monetaria, anticipo il grande balzo della Cina e lo spiazzamento dell’Europa».

In quegli anni lei è stato più volte a Via XX Settembre con i governi Berlusconi.
«Il governo guidato da Silvio Berlusconi prevede la crisi del sistema già nel suo programma elettorale. Il mio saggio “La Paura e la speranza del 2007” contiene molte delle poposte che sono state inserite nel programma. Il governo fu il primo in Europa a proporre di emettere eurobond per alimentare il fondo Salva Stati. Si pensava di creare a un Global legal standard e di passare dal free al fair trade, perché non si può vivere in un mondo in cui l’unica regola è che non ci sono regole».

E come finì?
«Che il meccanismo del Financial stability board (Consiglio per la stabilità finanziaria) battè l’idea del Global legal standard, con la convinzione che fosse sufficiente stampare moneta».

Convinzione errata?
«Basta guardare le curve del pil e delle attività finanziarie. Fino al 2012 sono parallele. Dal 2012 in poi quella del pil resta stabile, quella della finanza s’impenna».

Colpa della Bce?
«Carlo Marx scriveva che i tassi zero avrebbero comportato la fine del capitalismo. Non pensava si potessero inventare i tassi sotto zero. Quello che doveva essere un pronto soccorso è diventata una folle degenza».

E siamo arrivati ad oggi
«Adesso c’è finalmente evidenza dell’esigenza di un cambio, di una radicale discontinuità».

Quindi la direzione è giusta?
«La risposta potrebbe essere trovata in Albert Einstein, che diceva di non affidare mai la soluzione di un problema a chi lo ha causato».

Ma questa commissione adesso c’abbiamo. Non sarà in grado di imprimere la svolta necessaria secondo lei?
«Puo essere in grado di farlo un apparato di azione e di pensiero che in questi anni ha prodotto 397,2 km lineari di gazzetta ufficiale europea e che continua con i giocattoli e con la menta?».

Non abbiamo molte alternative, a meno di non sfiduciare l’attuale Commissione.
«Se guardiamo la foto del trattato di Roma vediamo uomini di Stato»

E ora cosa vediamo?
«Tempi tragici hanno prodotto tempi facili, decenni di pace con il Mercato comune europeo, tempi facili producono uomini deboli, oggi abbiamo uomini deboli a fronte di tempi tragici».

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