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Ue, l'ultima follia: obbligo di affittare agli studenti

di Massimo Sanvito giovedì 18 dicembre 2025

3' di lettura

Salva (in parte) l’auto, scricchiola la casa. L’Unione europea, ora, vuole infilare il naso dentro tutti quegli appartamenti messi in affitto (breve) sulle varie piattaforme. Immobili ereditati oppure comprati come investimento per poter contare su un’entrata extra. In tempi in cui il ceto medio fatica non poco, che male c’è mettere a reddito alloggi di proprietà?

Ed ecco l’ideona dei burocrati di Bruxelles. Tra le pieghe del piano per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili, presentato martedì alla plenaria del Parlamento europeo, ecco la guerra ai detestatissimi canoni brevi, ritenuti responsabili di tutti i mali. Dall’aumento dei prezzi nei centri storici alla penuria di case per famiglie e studenti. Quando a governare gli animi è il socialismo la proprietà privata vacilla. Traballa. È maledettamente a rischio Il commissario europeo alla Casa, Dan Jorgensen, ha detto: «Non possiamo restare a guardare mentre i cittadini vengono estromessi dal mercato immobiliare nei luoghi in cui sono nati o in cui desiderano costruirsi una vita».

Dunque quali soluzioni da mettere in campo? «Potrebbero essere un numero massimo di notti in affitto all’anno o la limitazione degli affitti alla stagione estiva e agli studenti per il resto dell’anno. Le autorità locali potrebbero sospendere temporaneamente le nuove autorizzazioni per gli affitti a breve termine nei quartieri centrali e richiedere l’approvazione agli operatori che desiderano affittare immobili a fini commerciali per scopi turistici». Avete capito bene: se hai una casa puoi metterla in affitto solo d’estate; d’inverno, invece, devi darla a prezzo stracciato agli universitari fuori sede. Come potrebbe passare una proposta del genere, quando le competenze in materia di casa spettano ai singoli Stati e in molti casi a Regioni e Comuni? Chissà. E indovinate un po’ chi si spellale mani alla possibilità che l’Europa legiferi sugli affitti brevi? Il Pd, ovvio.

TOSCANA ED EMILIA

Quanto all’Italia, la Corte Costituzionale ha di recente dato ragione alla Toscana a proposito della facoltà regionale di legiferare in materia di politiche abitative. «Ora è necessaria una norma quadro nazionale che recepisca questa indicazione e che definisca con precisione i poteri dei sindaci nella regolazione degli affitti brevi», ha spiegato Gaetano Manfredi, presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani. Nella stessa direzione della Toscana si sta muovendo l’Emilia-Romagna. Ieri, in Assemblea, è arrivato il via libera alla nuova legge sugli affitti brevi: quattro titoli e tredici articoli in totale. La novità principale? L’introduzione della destinazione d’uso urbanistica «locazione breve», alla quale tutte le unità immobiliari utilizzate per le locazioni turistiche dovranno adeguarsi. In sostanza, la giunta De Pascale vuole dare ai Comuni il compito di definire «in quali ambiti del territorio l’attività (di affitto breve, ndr) sarà consentita». Le amministrazioni potranno quindi «vietare o limitare interventi edilizi come frazionamenti, demolizioni o recuperi di sottotetti perla creazione di nuovi alloggi da destinare a locazione breve». Un altro elemento, infine, riguarda la leva fiscale: i Comuni, infatti, avranno la possibilità di modulare i contributi di costruzione legati ai cambi di destinazione d’uso, aumentandoli o riducendoli fino al 30 per cento per orientare il mercato.

Il centrodestra, però, non ci sta. «La sentenza sulla Toscana non rappresenta un via libera generalizzato a qualunque intervento regionale sugli affitti brevi. La Corte ha ritenuto legittime le norme toscane perché chiaramente ancorate alle competenze regionali in materia di turismo. La legge dell’Emilia-Romagna non presenta le stesse caratteristiche, è una legge ideologica priva di basi solide», ha spiegato Giancarlo Tagliaferri di Fdi, vicepresidente del Consiglio regionale. Non si esclude affatto che il governo impugnerà anche questa legge.

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