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Roberto Calderoli (Lega) si confessa: "La chemioterapia, la morte di mia mamma, le bravate. E la politica: tra poco smetto"

di Giulio Bucchi domenica 10 agosto 2014

3' di lettura

"Se mi chiede cosa farò domenica, le dico: spero di esserci, domenica, di essere ancora qui a rompervi le scatole". Roberto Calderoli è cambiato. Il senatore leghista, reduce dalle fatiche della riforma del Senato di cui è stato relatore insieme ad Anna Finocchiaro, ha messo da parte i toni sopra le righe, l'aria da orso burbero, le sparate. Si è fatto crescere la barba e, soprattutto, si è fatto saggio: "Ho cercato di far emergere la mia vera immagine". E ora, dopo settimane di fatiche, spaventi e dolori, più personali che politici, pensa al futuro: "Aprirò un ristorante, in Piemonte: Langhe, tartufi, carni, vini, prezzi modici". Per "vivere, sopravvivere", per tornare vicino agli affetti, la compagna e il figlio che vivono a Cuneo "e che avrò visto due volte negli ultimi due mesi". E magari per realizzare il proprio sogno: "Volevo fare qualcosa per la gente, forse ci riuscirò più da ristoratore che da uomo di partito". La chemioterapia e la mamma - Intervistato da Carlo Tecce per il Fatto quotidiano, Calderoli si mette a nudo e ne esce un ritratto privato, sorprendente. Mentre i colleghi si scornavano in Aula sulla riforma, l'ex ministro passava le notti in ospedale: "Ho fatto la chemioterapia a Modena, la notte la passavo accanto a mia mamma. E' morta, sono stordito, devastato. Sono tornato a Bergamo e ho avvertito una brutta sensazione, molta tristezza". Oltre alla sofferenza per la mamma, ci sono stati i guai personali: "Lunedì mi ricovero, mi devono tirare due vertebre e togliermi dei fili. Quando sono caduto ho perso i sensi: terapia intensiva". "La politica? Tra poco smetto" - Logico che davanti ai drammi veri della vita, le beghe di Palazzo finiscano in fondo alla classifica delle priorità. A Calderoli la politica piace ancora, ma con altri toni. "La Lega di Bossi? Tanta nostalgia. Sfrontatezza, idee pazze, però eravamo veri". Basta sparate come quella sulla "Padania ricettacolo di culattoni": "Ho detto cose sbagliate, un modo per finire sui giornali o in tv e me ne rammarico. Ognuno può amare chi vuole, ma per le adozioni sono sempre contrario". Basta con le "campagne elettorali vergognose, sta per arrivare un ciclone e i partiti, tutti, si comportano come Schettino". E basta, tra poco, con Roma: "Tra un po' smetto. Finisco con le riforme, che sia questa legislatura, corta o lunga, o la prossima". "Quante bravate da ragazzo" - Tra i ricordi del viaggio di nozze ("In un villaggio turistico in Sardegna, un inferno. Materassi accatastati, tavoletta del cesso rotta, musica da discoteca...") e le monellate giovanili ("Ho fatto bravate che non posso riferire, sono penalmente rilevanti. Io, anarchico, mi sono fatto dare una martellata sulla testa per sfondare un cordone a scuola"), c'è spazio soprattutto per le confessioni: "A Roma non faccio vita notturna. E a Bergamo vivo in un bosco, tra cani, lupi, oche, galline, cinghiali, cerbiatti, l'orsa". Ma il posto che più lo affascina non è né la sua Bergamo né i palazzi del potere. "Cosa mi manca? Mia mamma e la sala operatoria: l'adoravo da chirurgo, meno da paziente".

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