Parla, Giorgio Napolitano. Parla delle sue dimissioni, annunciate, e spiega che "è una valutazione che appartiene solo a me stesso". Dunque il passo indietro arriverà dopo il completamento di quelle riforme che gli stanno a cuore, riforme contro le quali non si devono, spiega, "agitare spettri di macchinazioni autoritarie". Il riferimento è alla riforma del Senato di Matteo Renzi, riforma che dunque l'inquilino del Colle sostiene, proprio come sostiene l'esecutivo di Matteo. Proprio come prima ha sostenuto, e anzi voluto fortemente, l'esecutivo di Mario Monti, i cui disastri li stiamo pagando oggi. Proprio come prima di Renzi e dopo Monti ha sostenuto il governo di Enrico Letta, nonostante il nulla, nonostante l'immobilismo. Lo ha difeso, Letta, anche dall'assalto di Renzi. Finché ha potuto: dopo la staffetta, Re Giorgio, non ha però fatto mancare il suo appoggio all'uomo della presunta provvidenza, all'uomo da Rignano sull'Arno. Ecco, dunque, passando in rassegna il suo settennato (più proroga) si nota che l'unico governo che Napolitano non ha mai sostenuto, e anzi ha osteggiato, è stato quello di Silvio Berlusconi. Resta da comprendere il perché...