Missione compiuta dal ritiro umbro di Laura Boldrini. O almeno è quel che pensa la presidente della Camera che al settimanale Espresso racconta del tanto chiacchierato weekend in un agriturismo nel sud dell'Umbria, al Castello di Titignano, tra Todi e Orvieto. Le indiscrezioni di palazzo parlavano di un'operazione simpatia per una delle donne in politica meno gradite, a partire dai parlamentari del Movimento 5 stelle. La compagnia scelta però per trascorrere l'isolamento riflessivo non faceva presagire nessun picco di popolarità per la terza carica dello stato. Oltre a parte dello staff di Montecitorio, c'erano anche il giornalista Gad Lerner, non proprio un battutista, e l'ex onorevole Pci-Pds-Ds Elena Montecchi, vicinissima e fedelissima dalemiana. Ai due esperti di comunicazione si è aggiunto per chiudere un triangolo potentissimo lo psicanalista Massimo Recalcati a fare da padre spirituale. Raccoglimento - Nessuna ricostruzione dell'appeal politico, scrive l'Espresso, per la Boldrini il weekend salutista è stato un retreat, mica pizza e fichi: "è normale - dice la Boldrini - in ogni organismo istituzionale che si rispetti. Si va in un luogo che agevoli il raccoglimento e si chiamano delle figure esterne" che non sono solo amici di cui ci si fida, ma hanno un nome ben preciso: facilitator. E stando a quanto racconta la presidente della Camera, i facilitator Lerner e Montecchi non gliele hanno mandate a dire: "Abbiamo fatto il bilancio su un anno di presidenza, e senza tanti complimenti". All'improvviso spunta un sentimento di autocritica finora inedito nella Boldrini, ma ci si ricrede subito: alla domanda sugli eventuali errori commessi finora nel ruolo da presidente di Montecitorio, la Boldrini non ce la fa proprio ad ammettere sbavature: "Qualcuno è inevitabile - concede la presidentessa - Credo però che sia anche un errore pensare che potessi accettare questo ruolo e non interpretarlo a modo mio". Insomma a sbagliare è sempre qualcun altro.