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Julian Green, il giocatore più giovane è anche il più paraculo

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 22 giugno 2014

2' di lettura

Sui grandi quotidiani sportivi leggerete che Julian Green, ala della nazionale americana, coi suoi 19 anni appena fatti (6 giugno) è il giocatore più giovane del Mondiale. Vero. Ma Julian Green detiene anche il record di essere il giocatore più paraculo. Nato in Florida da papà statunitense e mamma tedesca, a due anni si trasferisce in Germania con la famiglia. Il fatto di passare da un Paese dove si mangia male all’unico dove si mangi peggio non gli impedisce di giocare a calcio. Cresce nelle giovanili del Bayern che lo fa esordire, quando non sa ancora soffiarsi il naso, in Champions nel 2013. Poi un campionato nella Regional liga per farsi le ossa, condito da 15 gol e 8 assist. Con la squadra maggiore fa molta panca però frequenta fenomeni del calibro di Robben e Ribery, e grazie al lavoro degli illustri compagni può già fregiarsi di tre trofei senza aver mai sporcato gli scarpini: scudetto, Coppa di Germania e Mondiale per club. La federcalcio tedesca lo aveva notato subito, perciò l’ha convocato in tutte le Nazionali giovanili dall’asilo in poi, ma come è ovvio la concorrenza per vestire quella maglia abbonda. E qui entra in gioco Jurgen Klinsmann. L’ex punta dell’Inter era ct della Germania nel 2006 ma ha anche il pallino degli States, dove risiede stabilmente da un pezzo. E difatti i tabloid teutonici lo accusavano di essere un cialtrone perché allenava la Nazionale crucca dalla California, a colpi di telefono e mail (quella con oggetto «marcate Grosso» probabilmente è finita nello spam). Klinsmann, stufo delle rotture di balle, ha chiesto di allenare la Nazionale Usa. E gli americani, che non sono mica dei pirla, gli hanno detto di sì. Dunque Klinsmann ha convocato Green. Il quale calcisticamente deve tutto alla Germania, però volendo ha il passaporto a stelle e strisce. E Green, che non ha ancora 20 anni ma è già sgamato quanto il senatore Razzi, ha optato per la convocazione «a concorrenza zero». E si spara Brasile 2014. Sarebbe tutto perfetto, se solo Germania e Usa non fossero nello stesso girone, i giornali tedeschi non avessero i maroni girati con Klinsmann e Green non dovesse tornare a Monaco dopo l’estate. Per non parlare di quel piccolo precedente negli Anni 40. di Fabio Corti

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