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Renato Brunetta contro Giuliano Ferrara: "Comunista. Ti meriti il Nobel della pisciata calda"

di Andrea Tempestini domenica 30 novembre 2014

2' di lettura

Succede che Giuliano Ferrara, in un'intervista al Corriere della Sera, dispensi giudizi. Su Matteo Salvini, buono per attaccare (i manifesti). E su Silvio Berlusconi, che è un po' come un dittatore nordcoreano. Parole che non sono sfuggite all'orecchio attento di Renato Brunetta, che prende carta e penna (o, più prosaicamente, si mette alla tastiera del suo computer) e replica al direttore de Il Foglio, e lo fa con una missiva spedita a Dagospia. L'ex ministro esordisce così: "Giuliano Ferrara resta il genio che ha sempre dimostrato di essere. Gli piace esibirsi dovunque, e a richiesta, fa il fenomeno che invece della testa ha la lampada di Aladino. La sfreghi e appaiono meraviglie. In realtà appare il teatrino della sua immaginazione di Narciso". Passato rosso - Dunque si arriva alla stringente attualità, all'intervista al Corsera, definita un'opera in cui "c'è la coppia da Mille una notte". Quale coppia? Quella formata da Ferrara stesso e dall'intervistatore, Fabrizio Roncone, che "funziona nei panni di Aladino che al telefono titilla la lampada". Il risultato, per il forzista, è "una raffigurazione così adulatoria di Berlusconi da risultare grottesca. E' identico secondo lui a Kim Il Sung, il nonno dell'attuale despota della Corea del Nord. Naturalmente Silvio Il Sung - precisa Brunetta - è così incommensurabile da poter avere come unico degno cantore e interprete dei suoi desideri Giuliano Ferrara". Dunque, la stoccata: "In realtà la descrizione che l'Elefantino fa di Berlusconi coincide con il suo antico sogno di comunista, il Grande Padre, che tutto dispensa, non sono più io che vivo ma è Stalin che vive con me". Pisciate calde - Non può mancare, nell'intervento di Brunetta, la critica al premier: "Dopo di che - prosegue - Ferrara elegge Renzi a successore di Kim Il Sung. Non si accorge che, forse sciupato dai baci di Giuliano, Matteo è già decrepito, e si sono contagiati uno strano virus. Finiscono tutti i discorsi tirando in ballo Brunetta. Mai rispondendo nel merito a quel che egli dica o faccia". Poi il finale della lettera, davvero parecchio pungente: "Purtroppo il genio invecchia e si fa senile, caro Giuliano. Sergio Ricossa racconta un gustoso dialogo tra l'economista John Kennet Galbraith e il Presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson, per il quale Galbraith scriveva i discorsi sull'economia. Un giorno Lyndon Johnson, con un'oncia di volgarità da cow boy, si rivolse a Galbraith con queste parole: Non hai mai pensato, Ken, che fare un discorso di economia è come pisciarsi giù nelle gambe: chi lo fa si sente bello caldo, ma tutti gli altri no. A dire la verità, non ti facevo così vecchio, ma un Nobel della pisciata calda lo meriteresti senz'altro".

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