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Adriano Celentano e Marco Travaglio arrestano anche Dio

di Andrea Tempestini domenica 20 aprile 2014

2' di lettura

Il tintinnar di manette, nel mondo in custodia cautelare del Fatto Quotidiano, arriva fino in Paradiso. La melodia del metallo ai polsi, oggi, viene scritta da Adriano Celentano, che sul giornale di Marco Travaglio ci regala un articolo-fiume niente meno che su Dio. Più che Dio, in verità, si parla del Papa, e il Molleggiato si chiede: "Perché piace a tutti?". Ne segue una lunga dissertazione, costellata di argute osservazioni quali: "Perché Gesù ha dovuto soffrire così tanto? Una domanda che mi sono sempre fatto, ma nessuno mi ha dato una risposta oppure ero io 'gnucco'. Quella che mi sono dato ora - spiega Celentano - è perché Dio prima di essere infinitamente giusto, è infinitamente buono". Ma, dicevamo, le manette trascendono, schizzano fino al più alto dei cieli e, implacabili, si chiudono attorno ai polsi del Signore. Perché? Presto detto: "State arrestando Dio!". Questo il titolone sparato dalla premiata ditta Celentano-Travaglio, titolone che campeggia sulle due pagine dedicate a Papa Francesco, al quale il Molleggiato augura "buona Pasqua". Il cantautore, recita il sottotitolo, spiega che "Bergoglio è il Papa degli sconvolgimenti sia per i buoni che per i cattivi, una scossa di terremoto che non capitava da più di settecento anni a cominciare da quel buona sera! del giorno dell'elezione. Quando parla di Gesù lo fa con una tale passione da farcelo sentire vicino. E Gesù il gesto più clamoroso che ha fatto è stato non reagire mentre i centurioni lo portavano via". Ne segue che "state arrestando Dio!", con tanto di punto esclamativo, così, giusto per dare maggiore enfasi alla retata più imprevedibile della storia. Il tic della custodia cautelare, nella redazione del Fatto Quotidiano, ha raggiunto nuovi, e impensabili, apici.

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