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Pd, mezzo partito contro Renzi: gli ex Ds vogliono lasciare il partito

L'idea dei vecchi dirigenti: mollare il Rottamatore e cercare consensi con il doppio turno di coalizione
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 19 gennaio 2014

Massimo D'Alema

2' di lettura

Gli ex comunisti sono gente accorta e non si fanno certo pizzicare mentre pronunciano la parola che in gran segreto circola invece di bocca in bocca. La parola "scissione" la fanno usare dai collaboratori che raccontano ai giornalisti i retroscena di un Pd logorato al suo interno dalla guerra tra la vecchia classe dirigente e quella nuova renziana. Retroscena come quello raccontato da Fosca Bincher oggi su Libero. "Adesso se passa l’emendamento che taglia il finanziamento pubblico ai partiti dal 2014, tempo tre mesi e Mattero Renzi deve chiudere baracca e burattini", sottolineava in una piazzetta adiacente alla Camera un parlamentare di vecchio corso. Se quella parola a cui tutti pensano - "scissione" - è oggi ancora impronunciabile, è per un solo motivo. Una scissione vale se dopo puoi contare e tornare a una nuova vita politica. Perché questo accada serve una nuova legge elettorale. Quella che serve a loro è una legge a doppio turno di coalizione. Sono convinti di avere abbastanza truppe e vecchi consensi popolari per potere pesare abbastanza nel primo turno e svoltare nel secondo, imponendo le proprie candidature alla coalizione di sinistra guidata da Renzi. E siccome questo è lo stesso schema che darebbe rilievo sul fronte opposto al Nuovo centro destra, si sono infittiti nelle ultime ore incontri e colloqui fra le vecchie truppe di D’Alema e i dirigenti del partito guidato da Angelino Alfano. Entrambi pronti a mettere in atto qualsiasi soluzione che eviti un patto di ferro fra Renzi e Silvio Berlusconi. "Matteo deve stare attento", ha detto Ugo Sposetti a Panorama. "Se si mette d’accordo con Berlusconi rischia di ripetere gli errori di Walter Veltroni, che si accordò sulla legge elettorale con il Cavaliere, e poi perse le elezioni e il partito. Anche perché il Pd è spietato, carnivoro. Non è un partito padronale come Forza Italia: non perdona nessuno". E le grandi manovre per le Europee sono già iniziate. Livia Turco, racconta Fosca Bincher, sta cercando di mettere in piedi comitati per fare pressione sul nuovo gruppo dirigente del Pd proponendo la candidatura di Massimo D’Alema alle prossime elezioni europee. La percentuale di successo dell'operazione è praticamente nulla, ma è un campanello di allarme che non dovrebbe essere sottovalutato dal nuovo Pd.

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