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Nasa, i privati nello spazio. C'è chi pensa a un Grande Fratello su Marte

L'agenzia americana taglia e le compagnie lanciano il razzo Antares. Gli olandesi progettano un reality in orbita
di Giulio Bucchi domenica 28 aprile 2013

3' di lettura

  di Mirko Molteni Negli ultimi anni, la crisi globale e la conseguente sforbiciata ai fondi federali per la Nasa, unita nel 2011 al pensionamento dello Shuttle, hanno dato sempre più spazio negli Stati Uniti alle compagnie private a cui l’agenzia spaziale americana sta subappaltando in misura crescente molte attività. Come la Orbital Sciences Corporation di Dulles, in Virginia, che un paio di giorni fa ha felicemente lanciato dal poligono di Wallops un razzo vettore di sua costruzione, l’Antares, che recava a bordo il primo simulacro a grandezza 1:1 di un modulo di rifornimento sviluppato dall’italiana Thales Alenia di Torino, il Cygnus. La collaborazione fra la Orbital e la nostra Thales Alenia, parte della galassia Finmeccanica in joint venture coi francesi di Thales, è certamente un trionfo per la tecnologia italiana ed europea, che in un settore d’avanguardia come quello aerospaziale resta ai primi posti nel mondo. Ma è anche un ulteriore sintomo della crescente commercializzazione dei servizi spaziali, poiché dietro il progetto sta un vero e proprio «appalto» da 1,9 di dollari con cui la Nasa, orfana del suo vecchio traghetto spaziale, ha incaricato la compagnia di effettuare 8 missioni di rifornimento per la stazione spaziale internazionale ISS.  La Orbital ci mette il razzo e il lancio, mentre il modulo orbitale che fungerà da camioncino automatico, senza equipaggio sarà il Cygnus italiano. Il recente lancio ha spedito fino a un’altezza di 255 km un modello del Cygnus a grandezza e peso uguali a quelli definitivi, suppergiù si tratta di un cilindro lungo 3,6 metri e pesante 3,8 tonnellate, di cui 2 destinate al carico. È stata la prova generale per dimostrare che il razzo Antares, alto 40 metri, è compatibile con la capsula. Entro quest’anno partiranno le prime missioni operative, col Cygnus che entrando in orbita raggiungerà la ISS , attraccando a un boccaporto da cui gli astronauti potranno scaricare viveri e altri materiali di cui abbisognano. Il Cygnus è una capsula economica a basso costo e finita ogni missione ricadrà nell’atmosfera bruciando. Più resistente e in grado di essere riutilizzata è invece un’altra navicella-cargo, la Dragon , prodotta da un’ulteriore azienda spaziale privata, la Space X di Hawthorne, California, con cui la Nasa sta giò portando avanti un contratto analogo a quello con la Orbital , ma più ampio, 12 missioni di rifornimento a circa 3 miliardi di dollari.  La Dragon, che viene lanciata da Cape Canaveral con un razzo vettore Falcon 9 anch’esso prodotto dalla Space X, è più capiente, fino a 6 tonnellate di carico, e potendo ritornare sulla Terra può riportar giù 3 tonnellate di materiale. Questa ha già compiuto le sue prime due consegne alla ISS, l’8 ottobre 2012 e il 1° marzo 2013. È evidente che la politica della Nasa ha puntato sulla Dragon come opzione principale (in termini di numero di missioni, ma anche di peso trasportato) per rifornire la stazione orbitale, ma con la capsula Cygnus a fare da robusto «rinforzo». Gli appalti sono definiti fino al 2016, con possibilità di estensione, ma già fanno parte della Storia, simboleggiando anche nel cosmo l’avanzata del settore privato laddove gli enti statali sono costretti a tirare la cinghia. E c’è anche chi si spinge oltre con progetti di più ampio respiro. La società olandese Mars One, addirittura, pensa di organizzare per il 2023 uno sbarco di colonizzatori su Marte, con lo scopo poi di filmarli H24 come un «Grande Fratello» cosmico. La parte  tecnica dovrebbe essere subappaltata ancora all’americana Space X, mentre la società capofila si occuperebbe del finanziamento dell’avventura vendendo in anticipo spot e sponsor. Mars One calcola in 6 miliardi di dollari i fondi necessari, ma c’è un piccolo particolare, non è previsto il ritorno sulla Terra. Gli aspiranti Truman Show di Marte dovrebbero rassegnarsi a sopravvivere per il resto della loro vita traendo di che vivere da serre a tenuta stagna e sperando che le attrezzature per la sopravvivenza non si guastino, a 70 milioni di km dalla più vicina assistenza tecnica!  

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