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La sentenza di Giuliano Ferrara:"La Boccassini è il diavolo"

Tra Papa, processo Ruby e Cannes, il direttore de 'Il Foglio' scrive: "Non può che essere il demonio ad entrare nel giudizio del tribunale di Milano
di Andrea Tempestini domenica 26 maggio 2013

Giuliano Ferrara e Ilda Boccassini

3' di lettura

  Su Il Foglio di lunedì 20 maggio, Giuliano Ferrara scrive de "Le storie luccicanti di Cannes, il pettegolezzo del diavolo e la Boccassini". Un editoriale su carta rosa in cui l'Elefantino fa un arguto mischione delle parole del Papa, del processo Ruby fiermente condotto da Ilda e delle pellicole più discusse della kermesse cinematografica transalpina. Per poi, nel finale, tornare alla Boccassini. Il direttore ricorda che Papa Francesco "ha messo in guardia dal pettegolezzo e dall'interesse morboso per le vite degli altri". Un invito che a suo parere non indirizza la condotta di Ilda la rossa. Scrive Ferrara: "Non può che essere il diavolo a proporsi come linguaggio speciale della diffamazione, fino a entrare nel giudizio nel dibattimento di rito solenne che si svolge nel tribunale di Milano, per occuparsi della moralità degli acquisti in borse Prada, nel 'quadrilatero della moda', di giovani donne, nella media definite 'appena maggiorenni', che sono state ospiti di una personalità pubblica per la quale si chiede la condanna alla galera e alla perdita dei diritti civili". "Processo talebano" - Ogni riferimento è, ovviamente, al processo Ruby, alla richiesta di condanna avanzata dalla Boccassini e alle pruriginose attenzioni del pool di Milano per la vita privata di Silvio Berlusconi. Alla morale di Ilda, l'Elefantino risponde con la sua lezione morale: "E' indubbio che le parole della dottoressa Boccassini sono state sintomo di un atteggiamento moraleggiante, di una filosofia di vita che si presume superiore a quella dell'ambiente giudicato, di una presunzione di incorruttibilità personale e di lapidazione verbale dell'adultera che non credo reggerebbe alla provocazione della prima pietra". Il direttore de Il Foglio non esita a definire quello in scena a Milano un "processo talebano nel cuore dell'Europa civile, occidentale e cristiana". Quella stessa "Europa civile, occidentale e cristiana" dove l'attenzione di intellettuali, stampa e gente comune viene rivolta al festival di Cannes. Celluloide - Ferrara ricorda che alla kermesse sono appena stati proiettati due film, quello di Sofia Coppola (The bling ring) e l'altro di Francois Ozon (Jeune et jolie). Due film discussi e discutibili. "Nel primo è protagonista l'amore geloso delle ragazze per le dive, per lo spettacolo e per la comunicazione di sè, per un tipo mediatico come Paris Hilton". Il secondo film è la storia "di una ragazza che perde senza complessi la sua verginità a diciassette anni (...) e poi decide di fare la puttana a trecento euro a botta". Tutto il resto... - Due film, come detto, discussi e discutibili. Due pellicole che narrano di "giovani belle e cattive ragazze che dispiegano la loro libertà e le loro personalità in direzioni scandalose". Due storie di dubbia moralità, due parabole che offrono molteplici spunti di discussione. "Solo che - aggiunge l'Elefantino - questa è una civiltà aperta, libera, totalmente priva di inibizioni, nel bene e nel male". E in questa medesima civiltà - ossia l'"Europa civile, occidentale e cristiana" - si svolge il processo Ruby e vengono proiettati a Cannes film che destano scalpore. Ma tra i due fatti c'è una significativa diferenza: "Del bene e del male - verga Ferrara -, con prudenza reticente, con sapienza distaccata, si può discutere. Ma non nei tribunali in cui si processa surrettiziamente il modo di vita delle giovani donne, perché lì ci si deve limitare al legale e all'illegale". Tutto il resto, vien da aggiungere, come direbbe il Papa è demoniaco.  

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