Lavitola torna in carcere: "E' evaso dai domiciliari". Lui: "Il braccialetto non ha suonato"

L'ex direttore de L'Avanti secondo la Finanza è uscito senza permesso dalla propria abitazione romana. Il Pdl: "Metodi persecutori, come nell'Inquisizione"
di Giulio Bucchidomenica 13 ottobre 2013
Valter Lavitola

Valter Lavitola

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Di nuovo carcere per Valter Lavitola. L'ex direttore de L'Avanti, che aveva ottenuto i domiciliari qualche mese fa, secondo le indagini della Guardia di finanza di Napoli è più volte uscito da casa e per questo gli uomini del Nucleo tributario hanno eseguito a Roma un nuovo mandato di arresto e lo hanno portato a Regina Coeli. Secondo quanto riferisce l'avvocato Balice, la revoca dei domiciliari è stata disposta "sulla base di un'informativa della Guardia di Finanza, che lo ha ripreso mentre usciva nel cortile del condominio". "La singolarità del provvedimento - è la difesa del legale di Lavitola - è che questa uscita rientra nella tolleranza del braccialetto elettronico che gli era stato affidato, infatti non è scattato l'allarme". "Adotteremo l'appello al riesame o una nuova istanza per rivalutare la sussistenza dei presupposti per l'aggravamento della misura". Nelle ultime ore ci sarebbe tra l'altro un giallo: gli inquirenti stanno verificando quando, perché e da chi la telecamera installata davanti all'abitazione romana di Lavitola sia stata distrutta. "Se è vero quello che dice l’avvocato di Lavitola, siamo davvero davanti ad un episodio che è dei più inquietanti, di forzatura di procedure giudiziarie che portano alla custodia cautelare in chiave persecutoria", è il commento del deputato Pdl Fabrizio Cicchitto. Per il coordinatore azzurro Sandro Bondi, "ci troviamo di fronte a metodi che ricordano i tribunali dell'Inquisizione, le cui vittime confessavano qualsiasi colpa ed erano indotti ad accusare altri malcapitati in seguito alla violenza che subivano". Tra le inchieste in cui è coinvolto l'ex direttore de L'Avanti c'è anche quella di Napoli che lo vede accusato di estorsione insieme all'imprenditore Gianpaolo Tarantini ai danni di Silvio Berlusconi.    

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