Il golpe non è quello contro Berlusconi. Il golpe è quello contro l’immobilismo «responsabile» a cui si vorrebbe condannare le democrazia italiana e le sue dinamiche costituzionalmente previste. Il golpe è che le dimissioni di massa di un gruppo parlamentare - piacciano o non piacciano - siano giudicate solamente sulla base di quello che potrebbero pensarne gli investitori internazionali. Il golpe è vivere sotto il perenne ricatto dell’Europa economica e accettare che la caduta di un qualsiasi governo - prima Monti, poi Letta - comporti dei «danni irreparabili» che rendano la governabilità un mito assoluto. Il golpe è pensare che il governo di un Paese debba esistere solo per arrancare dietro dei processi economici decisi altrove. Il golpe è demonizzare e giudicare ovviamente «irresponsabile» ogni alternativa di governo o peggio il banale ritorno al voto popolare. Il golpe è pensare che «l’interesse generale» di Roma e Bruxelles e Wall Strett possa davvero essere lo stesso. Il golpe è che la costituzionalista Carla Carlassare possa ipotizzare - sul Fatto di ieri - l’applicazione dell’articolo 338 del Codice Penale e cioè l’incriminazione di massa dei parlamentari dimissionari. Il golpe è ignorare che in Italia c’è ancora un primato della politica: che prevede - sbagliando, magari, ma la prevede - la facoltà di rifiutare le decisioni della magistratura per una semplice volontà politica di farlo. di Filippo Facci
