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L'inverno artico non esiste più, si stanno sciogliendo i ghiacci del Polo Nord

A rilevarlo è il professore di Oceanografia fisica all'Università di Cambridge, Peter Wadhams, leader di oltre 40 spedizioni polari dagli anni '70 ad oggi
domenica 19 maggio 2013

3' di lettura

Roma, 14 mag. (Adnkronos)- L'inverno artico non esiste più. I ghiacci del Polo Nord si stanno sciogliendo e stanno "diventando progressivamente ghiacci stagionali che scompaiono nelle stagioni estive". A rilevarlo è il professore di Oceanografia fisica all'Università di Cambridge, Peter Wadhams, leader di oltre 40 spedizioni polari dagli anni '70 ad oggi. Parlando workshop internazionale "The Climate Challenge in the Arctic. Environmental impacts, new opportunities and future policy options", organizzato dall'International Center for Climate Governance (Iccg), Wadhams ha sottolineato che "la superficie del ghiaccio Artico oggi appare diversa. Specialmente in inverno". "Quando lavoravamo sul ghiaccio per svolgere il nostro lavoro scientifico, -ha sottolineato lo scienziato britannico- il miglior periodo dell'anno era tra marzo e maggio, perché era freddo, ma c'era luce abbondante: potevi prendere l'aereo, atterrare sul ghiaccio, fare il tuo lavoro, e avevi 3-4 ore per lavorare, avevi condizioni comuni all'inverno. Ma ora, il ghiaccio si sta già sciogliendo in quel periodo, e quindi c'è anche nebbia in maggio, anzichè limpidità". "Non ci sono più posti sicuri per atterrare con un aereo. Non puoi lavorare: non c'è più un vero e proprio inverno Artico. E questo è un grande cambiamento" ha detto Wadhams in un intervento pubblicato dal blog del direttore dell'Iccg, Carlo Carraro. "Guardando le immagini satellitari della Terra in estate, oggi prevale il blu anziché il bianco nella regione Artica" ha spiegato Wadhams, che ha testato sulla propria pelle, oltre che attraverso decenni di studi, i rivoluzionari cambiamenti degli ultimi decenni nell'Artico. "Il ritiro dei ghiacci, secondo i dati a disposizione, -ha proseguito il climatologo dell'Università di Cambridge- è iniziato intorno al 1950 e ha continuato ad accelerare da allora, specialmente negli ultimi dieci anni". "Il riscaldamento è più rapido nell'Artico: vi è un fattore di amplificazione tra 2 e 4. Alle basse latitudini il riscaldamento globale è veloce, ma nell'Artico lo è fino a tre o quattro volte di più" ha detto ancora Wadhams. "L'accelerato scioglimento dei ghiacci Artici dovuto ai cambiamenti climatici -ha sottolineato l'Iccg- sta avendo e avrà importanti implicazioni ambientali, sociali, politiche ed economiche non solamente negli stati confinanti con la regione, ma a livello globale. Per la loro rilevanza negli equilibri geopolitici, le sfide poste da queste grandi trasformazioni nell'area Artica sono tra i temi su cui Iccg sta focalizzando la propria attività di ricerca". "I ghiacci Artici, un tempo presenti durante tutto il corso dell'anno, stanno progressivamente diventando ghiacci stagionali che scompaiono nelle stagioni estive" ed "i modelli attualmente a disposizione degli scienziati non sono in grado di predire con sicurezza le evoluzioni future dell'area" ha detto ancora Wadhams. Secondo alcune stime, in trent'anni l'estate Artica potrebbe essere libera dai ghiacci. Ma il trend del loro ritiro è in accelerazione e qualcuno suggerisce che i ghiacci estivi potrebbero scomparire nel giro di un decennio. "Non possiamo credere con certezza ai modelli a nostra disposizione, quelli che sono stati utilizzati nei rapporti dell'Intergovernmental Panel on Climate Change. Questi modelli -ha spiega lo scienziato britannico- non hanno dato una buona misura dei cambiamenti avvenuti finora nell'Artico, perciò non possiamo usarli con sicurezza per prevedere il futuro". "Quello che manca -ha detto ancora Wadhams- sono alcuni processi fisici che sono ovviamente importanti ma non sono inclusi nei modelli. Dobbiamo essere in grado di ottenere un quadro migliore di cosa sta fisicamente accadendo, per migliorare i modelli, altrimenti siamo completamente persi: abbiamo bisogno di prevedere cosa succederà all'Artico, per capire come agire". "In assenza di modelli adeguati, la cosa migliore che possiamo fare è estrapolare semplicemente i trend che ricaviamo dai dati e portarli avanti per alcuni anni dicendo 'questo è quello che accadrà stando ai trend che possiamo vedere in questo momento' ha afferma Wadhams. Lo scienziato ha ricordato inoltre che "le trasformazioni dell'Artico non si limitano a rappresentare un 'termometro' degli impatti dei cambiamenti climatici, ma sono anche un fattore (feedback) di accelerazione del riscaldamento stesso". "Lo scioglimento dei ghiacci Artici -ha spiegato il direttore dell'Iccg, Carlo Carraro- consente una sempre più agevole navigabilità della zona e offre di conseguenza diverse opportunità economiche: dalla semplificazione delle rotte dei commerci al settore turistico, dalla pesca alle estrazioni di fonti fossili. "Tuttavia, -ha concluso Carraro- alle opportunità si affiancano importanti rischi, primi tra tutti i rischi ambientali legati alle trivellazioni per l'estrazione del petrolio e del gas naturale, si stima che il 20% del potenziale di idrocarburi inesplorato si trovi nell'area Artica, cui si aggiungono rischi sociali legati ai potenziali conflitti che interessi contrastanti possono alimentare".

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