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Triplo, finale macabra: nella sabbia le ceneri dell'olimpionico

Durante la finale del bronzo a Donato la figlia dell'australiano Avery, argento nel 1948 morto nel 2006, ha versato l'urna sul campo di gara: "L'avevo promesso a mio padre"
di Giulio Bucchi domenica 12 agosto 2012

2' di lettura

Le ceneri del padre defunto vicino alla sabbia olimpica del salto triplo, quella stessa sabbia su cui l'azzurro Fabrizio Donato ha vinto il bronzo a Londra. Con quasi sei anni di ritardo, la figlia dell'australiano George Avery, olimpionico nel triplo proprio a Londra nel 1948, è riuscita ad esaudire l'ultimo desiderio espresso dall'avo nel 2006. Giovedì sera, proprio mentre era in corso la finale di specialità, la figlia di Avery (argento 64 anni fa) ha furtivamente aperto l’urna che ne conteneva le ceneri, e le ha sparse in aria, in modo che si depositassero sulla corsia di partenza dei triplisti. "Avevamo già deciso di riportare mio padre qui a Londra - ha poi raccontato la donna, Robyn Glynn, all’emittente radiofonica del network pubblico Abc - ma purtroppo morì diversi anni fa". Quando la capitale britannica fu scelta per ospitare l’edizione 2012 dei Giochi, Robyn non ebbe dubbi: avrebbe realizzato le ultime volontà del padre. A tempo debito acquistò per sé e per i familiari i biglietti per assistere alla finale del triplo allo stadio olimpico di Stanford, e nei giorni scorsi insieme a loro ha preso un aereo da Sydney alla volta del Regno Unito. "Ieri ci siamo piazzati a bordo pista", ha spiegato, "ho aperto l'urna, e la brezza ha condotto le ceneri fino alla fossa di sabbia dei saltatori". "E’ lì - ha concluso - che lui avrebbe senz'altro voluto tornare". In vita Avery, nativo del Nuovo Galles del Sud e morto a 81 anni, custodiva gelosamente la medaglia olimpica in cassaforte ma, quando Sydney ottenne i Giochi del Millennio, cominciò a esibirla in giro, in occasione di conferenze e incontri con gli studenti, organizzati dalle autorità sportive dell’Australia per promuovere la pratica sportiva tra i giovani. 

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