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Il quotidiano lo contraddice. Lui chiede 4,7 milioni di danni

L'autore di Gomorra non ha gradito una lettera che smentisce la sua storia sulla mazzetta di Benedetto Croce
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 20 maggio 2012

2' di lettura

  Quattro milioni e 700 mila euro. Tanto ha chiesto Roberto Saviano all'editore del Corriere del Mezzogiorno reo, secondo lui, di aver innescato una campagna diffamatoria nei suoi confronti. In realtà l'unica colpa del quotidiano è stata quella di contraddire lo scrittore che proprio non ci sta ad ammettere di essersi sbagliato. Adesso toccherà ad un giudice decidere se ha torto o ragione.  I fatti sono questi: l'autore di Gomorra raccontò prima in diretta tv da Fazio poi in un libro della mancia di centomila lire offerta da Benedetto Croce a chi lo tirò fuori dalle macerie di Casamicciola durante il terremoto del 1883. Il racconto venne smentito da Marta Herling, segretario generale dell'Istituto italiano per gli studi storici, nonché nipote del filosofo, con una lettera critica pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno.  "La tesi di Marta Herling", spiega Marco Demarco sul Corriere, "è che quell’episodio non fu mai raccontato dall’unico testimone oculare, che fu, appunto, lo stesso Benedetto Croce. Il quale descrisse più volte, in libri e interviste, gli attimi terribili in cui perse i genitori e la sorella, ma mai accennando al particolare della «mazzetta». E tanto per capire quanto valessero allora centomila lire, si tenga conto che per le vittime del terremoto di Casamicciola, Papa Leone XIII, il papa della Rerum Novarum e della dottrina sociale della Chiesa, stanziò molto, ma molto meno: ventimila lire. La nostra tesi, mia e di Giancristiano Desiderio, infine, è che tutte le fonti finora citate da Saviano (prima Ugo Pirro su Oggi del 13 aprile del 1950 e poi Carlo Del Balzo, autore di un libro pubblicato poco dopo i fatti) portano, a loro volta, ad una fonte anonima, probabilmente influenzata dalle polemiche che già al tempo divamparono sul terremoto dei ricchi. E quella di Croce era appunto considerata una famiglia ricca. Nessuno può escludere che Croce possa essersi autocensurato per ragioni morali, ma perché credere più a fonti anonime che all’unico testimone?"   

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