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Le banche hanno deciso.Aboliamo i partiti

Votare non ha senso se il nostro destino è scritto dai grandi colossi della finanza o da Bruxelles. Se dobbiamo essere commissariati, almeno sbarazziamoci della Casta
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 11 novembre 2012

4' di lettura

  di Maurizio Belpietro Più passano i giorni e più ci rendiamo conto che le primarie sono un esercizio inutile e dispendioso. Non solo: a essere costose, pur non servendo assolutamente a nulla, sono anche le elezioni che si vorrebbero convocare in primavera. Qui non c’entrano destra o sinistra e neppure i trucchi della nomenclatura per impedire agli italiani di scegliere da chi farsi governare, come giustamente ha denunciato ieri Beppe Grillo a proposito della legge elettorale (e come noi  di Libero avevamo anticipato mercoledì). Più semplicemente, si sta mettendo in scena un rito di finta democrazia, nonostante sia a tutti noto che a guidare il Paese non saranno Renzi o Bersani - nel caso vincesse il centrosinistra - e nemmeno Alfano o la Santanché - qualora la spuntasse il centrodestra - e neppure il comico genovese. Infatti, indipendentemente dal responso delle urne, a Palazzo Chigi non andrà il prescelto dagli elettori, ma resterà chi c’è adesso, ovvero Mario Monti. In subordine il professore potrebbe traslocare al Quirinale, lasciando un suo vassallo alla guida dell’esecutivo; tuttavia, anche in questo caso, a stabilirlo non saranno i cittadini, ma i grandi gruppi bancari, gli analisti finanziari, gli speculatori, i trader, quella insomma che viene chiamata la business community. Che le cose stiano come diciamo lo rivela un rapporto di uno dei principali colossi del mondo degli affari, quel Citigroup che ha 200 milioni di clienti e che con 300 mila dipendenti estende la sua potenza su 100 Paesi. Cosa dice il gigante americano della finanza?  Per prima cosa spiega nei minimi dettagli il nostro sistema politico, denunciandone l’immobilismo, gli errori e le magre prospettive. E poi delinea gli scenari prossimi venturi, spiegando quello che accadrà secondo il big dell’investment banking, che dichiara apertamente di votare per la famosa soluzione tecnica, quella che lascia il professor Mario Monti alla guida del Paese. I super esperti smontano anche le prospettive, che qualche giornale ogni tanto lascia trapelare, di un’Italia fuori dal tunnel, che con la cura dei tecnici si è sottratta al grande rischio di finire come la Grecia. Per il Citigroup siamo sempre sull’orlo della bancarotta, sempre con la pistola dei mercati puntata alla testa. Secondo quanto sostiene il grande gruppo a stelle e strisce, non abbiamo scampo e, anche se recalcitranti, alla fine saremo costretti a chiedere gli aiuti del Fondo di stabilizzazione, a ricorrere cioè al piano di salvataggio messo a punto da Mario Draghi, con quel che ne consegue in fatto di commissariamento del Paese, che - come Atene - rischierebbe di trovarsi sottomesso ai diktat dell’Europa, trasferendo di fatto la propria sovranità nelle mani di quella simpaticona di Angela Merkel e dei suoi omologhi olandese e finlandese, i quali imporrebbero agli italiani misure draconiane, proprio come hanno fatto con i greci. E il garante del rispetto degli accordi sarebbe, come detto, Mario Monti, l’unico di cui si fidino la cancelliera crucca e i suoi amici. Ecco perché, dicevamo, votare è inutile e dispendioso. A che cosa serve fare le primarie e la campagna elettorale, presentare programmi, affiggere manifesti, organizzare comizi e occupare la tv con spot e talk show che sembrano spot, se poi alla fine non saremo noi italiani a prendere la decisione su chi debba essere il futuro presidente del Consiglio, ma saranno i super esperti, uomini che votano con il portafogli al posto del cuore e del cervello? Se tutto è già deciso e aprire i seggi è solo una perdita di tempo, che senso ha fingere ancora di stare in una democrazia: meglio dire a tutti che il Parlamento è sciolto, le elezioni non si fanno più e accettare il fatto che sono le banche e gli euro-burocrati a decidere del nostro destino.  Del resto, che a comandare sia Bruxelles e non Roma ne abbiamo avuta prova anche ieri, quando l’Europa ha bloccato i fondi destinati ai terremotati dell’Emilia. I rappresentanti di Olanda, Finlandia, Germania, Svezia e Gran Bretagna hanno contestato le rettifiche di bilancio chieste dall’Italia, negando 670 milioni di euro destinati ai paesi distrutti dal sisma e gli aiuti previsti dal fondo di solidarietà. Alla fine è stato trovato un papocchio che però andrà a incidere sul bilancio dell’anno prossimo. E poi la chiamano Europa solidale. A questo punto sarebbe meglio dar loro le chiavi di casa. Che ci governino loro. Che decidano ufficialmente tutto loro, governo compreso. Se dobbiamo essere una colonia, che almeno si vada fino in fondo. In tal modo avremo almeno il vantaggio di poter risparmiare i fondi alla politica. Niente più finanziamento ai gruppi, niente più Camera e Senato, niente più portaborse e auto blu. Basta con Pd, Pdl, Sel, Idv, Udc, Lega e tutto il baraccone dei partiti. Avremo perso la sovranità nazionale e ci toccherebbe pure pagare il conto, ma vuoi mettere la soddisfazione di non averli più tra i piedi?    

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