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Bobo: "Pulizia è iniziata, ma non basta". Ecco i nomi di chi vuol cacciare

Lega, le dimissioni del Trota non bastano a Bobo: vuole l'espulsione. A rischio consiglieri regionali lombardi e Reguzzoni
di Andrea Tempestini domenica 15 aprile 2012

3' di lettura

La ghigliottina scatterà a raffica a partire da lunedì prossimo, ma già nei prossimi giorni potrebbero rotolare le prime teste. In cima alla lista ci sono Renzo Bossi detto Trota (non basta il suo addio al Pirellone) e la vicepresidente del Senato Rosi Mauro: la base sente l’odore del sangue e non si accontenterebbe di vederla lontana dallo scranno di Palazzo Madama. I maroniani li vogliono fuori dal partito. E hanno buttato giù una lunga lista nera. Ne fa parte pure Francesco Belsito, l’ormai ex tesoriere travolto dallo scandalo dei finanziamenti pubblici che sarebbero finiti ai familiari del Senatur. Bobo: "Renzo si è dimesso? La pulizia è iniziata, ma non basta" In Lombardia è messa male l’assessore allo Sport Monica Rizzi, la «badante» del Trota, che però non ha la minima intenzione di mollare anche «per difendere l’operato di Renzo Bossi che si è sacrificato per la sua onestà» come ha fatto sapere ieri. Ma il capogruppo Stefano Galli se ne libererebbe volentieri, così come il segretario provinciale di Brescia Fabio Rolfi. Occhi puntati anche sul consigliere regionale Giangiacomo Longoni, vicino all’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, che giovedì pomeriggio era fuori da via Bellerio quando il Senatur aveva deciso di farsi da parte. In quell’occasione erano stati distribuiti volantini contro «Maroni il Giuda» e tutti i presenti - bollati come membri del cerchio magico - sono a rischio. C’erano anche altri parlamentari tra cui Marco Desiderati (che questa sera potrebbe venire a Bergamo per l’orgoglio leghista) oltre ai senatori Lorenzo Bodega e Giovanni Torri. Il dato è che parecchi dirigenti che fino all’altro giorno guardavano con sospetto a Maroni stanno rivedendo le loro posizioni. Lo testimoniano alcuni sms che si stanno scambiando i parlamentari. Ma sono significativi anche alcuni silenzi. Per esempio quello del capogruppo al Senato Federico Bricolo, fino all’altro giorno molto vicino a Rosi Mauro: il suo nome non è nelle carte nell’inchiesta ed è descritto come deluso e arrabbiato. Tace pure Reguzzoni, che come Bricolo non è toccato dai veleni emersi dalle carte della Procura. Per Roberto Calderoli «visto che ci è cascato in testa uno tsunami, dobbiamo dimostrare di essere come i giapponesi che in pochi mesi hanno ricostruito e non come le baraccopoli che ancora adesso esistono nei nostri paesi terremotati». Domani è previsto il primo vertice del triumvirato, anche se la serata bergamasca potrebbe cambiare gli equilibri aumentando il peso di Maroni. Comunque vada, l’ex responsabile del Viminale è determinato ad andare fino in fondo nell’opera che ha definito di «pulizia, pulizia, pulizia». Il senatore Armando Valli detto Mandello difende Umberto Bossi e sente puzza di complotto: «Ci sono altri personaggi che “sognano” una diversa leadership, ma certi sogni possono turbare loro stessi con tutte le beghe giudiziarie di cui sono protagonisti. Ora si attaccano al carro dell’ex ministro dell’Interno al quale chiedo: dove era fino a questo momento? Sapeva o non sapeva, quando era al Viminale, di quello che  sta uscendo ora?». Volano i coltelli. Da lunedì la resa dei conti sarà ancora più cruenta. di Matteo Pandini

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