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Bersani: Profumo nel Pd? Forse non è interessato

Ma nel partito in molti aprrezzano l'ex amministratore delegato di Unicredit e vedono in lui il "Papa straniero"
di Eleonora Crisafulli sabato 25 settembre 2010

2' di lettura

Pierluigi Bersani è scettico di fronte alla possibilità che l’ex ad di Unicredit, Alessandro Profumo, possa vestire i panni di nuovo "Papa straniero" del centrosinistra, come una parte dell’opposizione auspica. "E' una cosa che bisogna chiedere a lui. Per quel che lo conosco, non mi è mai sembrato molto interessato ad un’avventura di questo genere...". Se dovesse essere interessato però in molti sarebbero disposti a fargli spazio, vedendo in lui un buon candidato premier. Il primo a evocare una simile la possibilità è stato il quotidiano Repubblica. "Non si può escludere, vista la giovane età e l’impegno civile del personaggio dimostrato in più occasioni, una discesa nell’agone politico in questo momento di grande confusione morale e istituzionale per l’Italia repubblicana", si leggeva ieri sul quotidiano di Ezio Mauro. Profumo appare come una vittima del Cavaliere e quindi un perfetto candidato a diventare l'eroe della sinistra. L'arrivo del banchiere nel Pd soddisferebbe anche la richiesta arrivata da Walter Veltroni: il prossimo candidato premier dovrebbe essere "una personalità in arrivo dalla società civile". A elogiare il banchiere e ormai ex ad di Unicredit è, tra gli altri, un vecchio leader della sinistra. Romano Prodi, intervenendo a Radio 24, ha dichiarato che Profumo "è sempre stato un manager di classe. Ha costruito una banca multinazionale con le radici in Italia, e questo è importantissimo, perché un paese come l’Italia non può non avere una banca internazionale". L’ex presidente del Consiglio difende Profumo sul versante Libia: "Se una banca è multinazionale e se dentro il suo capitale ci sono dei fondi sovrani questo non porta alcun problema, in tutte le grandi banche mondiali c'è la presenza di fondi sovrani, sulla quota dei libici si è fatto molto rumore per nulla. Non si può sbattere la porta in faccia in questo periodo a chi investe in Italia, del resto non c'è tutta questa corsa a investire nel nostro paese, anzi questa è la nostra tragedia e se qualcuno investe sia il benvenuto, tanto è difficile che possa comandare in maniera esclusiva, certo avrà i suoi voti in Cda come ogni altro azionista".

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