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Christian Marazziti: "I giovani dimostrano sentimenti e valori. Ce la faranno"

Annamaria Piacentini
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Christian Marazziti è regista, sceneggiatore e produttore. Docente di cinema all'Accademia Artistica di Roma e Milano. È stato tra i primi a cogliere il malessere tra i giovani, l'assurda situazione che senza internet e i social non si può vivere. Gli psicologi dicono che questo malessere spesso viene dalla famiglia che dedica poco tempo al loro ascolto, anzi neanche li controlla. Eppure, tra questi ragazzi c'è anche tanto amore, ma dimostrarlo, di questi tempi, sembra quasi una vergogna. Il regista Marazziti è amico dei giovani, li capisce e comprende il loro stato d'animo. Lo ha dimostrato anche a Cortinametraggio, dove era ospite, guardando e riflettendo su ogni passaggio visto sullo schermo: “sono bravi questi giovani - dice - dimostrano sentimenti e valori. Ce la faranno”.

Marazziti, con il suo film “Sconnessi”, aveva già capito che per i ragazzi vivere senza internet sarebbe stata una tragedia. E così è avvenuto...

“Il messaggio del film era quello di dare un giusto equilibrio. I ragazzi di oggi fanno fatica a guardarsi negli occhi. Si nascondono dietro i social e hanno difficoltà a relazionarsi”.

È stato un anticipatore e il pubblico, all'inizio perplesso, oggi più che mai è convinto che aveva visto oltre.

“Infatti il film ha girato in Italia, ma anche all'estero, in paesi come la Cina e l'Australia”.

Quindi, come diceva un vecchio detto: tutto il mondo è paese, giusto?

“Esatto! Ora ho in mente una nuova idea che fa pensare e riflettere e unisce anche tante generazioni. Una storia corale che dovrei cominciare a girare a marzo del 2025”.

Continua ad essere attento alla quotidianità?

“Da giovane ero molto distratto, con il passare degli anni, mi sono reso conto che se provavo ad osservare ciò che avevo intorno, potevo entrare nella psicologia di molte persone. Mi preparo a scoprire l'animo umano”.

Cosa ne pensa dei giovani autori visti a Cortinametraggio?

“Mi gratifica aver scoperto quanti di loro possono farcela e di quali sentimenti sono capaci. Questo festival è un trampolino di lancio: Paolo Genovese è partito da qui, io ho fatto la stessa cosa: anche se non voglio essere scaramantico, devo ammettere che questo appuntamento porta fortuna”.

Da ragazzo ha iniziato ad amare il cinema, ma da dove è partito?

“Mi sono fatto un po' da solo, e con il denaro che avevo, mi pagavo i corsi di recitazione. Non mi vergogno delle mie origini, sono più di due lauree.”

Oggi è un regista stimato ed amato. Come si considera?

“Fortunato, ma mai raccomandato, però quando fallivo non lo accettavo. Ho lavorato su me stesso, perché in questo lavoro tuto dipende da noi. Ho portato Borghi a teatro, sapevo che sarebbe diventato un numero uno. Quando parlo di lavoro e di gentilezza mi emoziono. Mi sono reso conto di quanto sia importante la ricchezza del tempo”.

Cosa fa?

“Cerco di vivere il presente per costruire bene il futuro: siamo noi i fautori del nostro successo”.

Se potesse scegliere come arricchirebbe la sua vita?

“Il valore più importante è la famiglia, ma devo dare anche molta importanza alla formazione dei giovani a cui insegno. Non mi sono mai perso nella mediocrità, ho studiato e sono stato richiesto anche in America. Ma sono qui, e voglio continuare ad esserci, perché amo il cinema italiano”.

Cosa rende migliori?

“La gratitudine. Sono molto credente e convinto che il segreto del successo sia smuovere le energie, e non stare mai fermo”.

C'è una frase che mi ha colpito: prima di chiudere vuole ripeterla anche ai nostri lettori?

“Se iniziamo a fare qualsiasi progetto dobbiamo riflettere. Quindi: pensa, credi, sogna, e osa. Perché tutto dipende da noi”.

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