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"Eterno visionario": Pirandello raccontato da Michele Placido

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Annamaria Piacentini
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Mettere in scena un film su Pirandello per Michele Placido non è stato facile. Tutti lo abbiamo studiato a scuola, abbiamo apprezato il talento di un grande letterato, ma nessuno mai, ci aveva spiegato chi davvero fosse, con le sue problematiche , private a familiari. Placido riesce a farlo, perchè supera quell'oscuro confine che divide la vita dal sogno e  racconta il grande Maestro, da un punto di vista insolito, interessante, magnifico. Scritto con Matteo Collura e Tony Trupia, si snoda nel 1934, durante il viaggio che  Pirandello affronta per raggiungere Stoccolma, dove ritirerà il Premio Nobel per la letteratura. Dopo questo appuntamento, cambiarono molte cose, ci fu anche un rinnovamento, doloroso. La moglie , Antonietta Portolano  ( Valeria Bruni Tedeschi) , doveva essere ricoverata in una clinica  per la grave malattia mentale da cui era  afflitta da tempo. Per Pirandello fu un duro colpo, nonostante ciò, continuò a scrivere a portare avanti le sue opere teatrali. Non cercò un'altra donna, ma ne incontrò una, l'atrice Marta Abba (Federica Luna Vincenti), che non diventò la sua amante, ma la sua musa, cosciente del fatto che aveva 26 più di lei. Marta, era l'interprete perfetta del suo teatro considerato scandaloso in drammi come”Diana e la Tuda, Come tu mi vuoi, L'amica delle mogli”.  Pirandello è interpretato da Fabrizio Bentivoglio dove finalmente, mette in scena tutto il suo talento. Una recitazione da Oscar.  Oggi,come sarebbe stato definito Pirandello? Sicuramente, un vero anticonformista.  Il film è in sala dal 7 novembre.

 

“Placido, mesi ri ricerca e due anni di set: un sogno che si realizza?

 

Sì, ho aspettato una certa età per fare questo film. Ho chiamato lo sceneggiatore e ho detto: voglio fare un film su Pirandello, tu sei agrigentino e conosci morte e miracoli del Maestro”.

 

Qual era la sua più intensa ispirazione?

 

“L'infelicità. E' stato complesso realizzare un film così”.

 

Cosa era importante?

 

“In un film del genere era fondametale avere una sceneggiatura  forte. Abbiamo anche trovato la sala identica a quella  dove si consegna  il Premio Nobel a Stoccolma.”

 

E dopo il suo film, “Caravaggio”, altrettanto impegnativo, ha proseguito con Pirandello.

 

“Abbiamo voluto fare uno scalino più avanti del precedente con Tony Trupia e  Massimo Collura,  due siciliani che mi hanno seguito. Siamo diventati una cosa sola. “

 

A 90 dal Nobel, il suo film ci ha spiegato chi era davvero  l'anticonfermista e drammaturgo Pirandello. Neanche i libri lo avevano raccontato così.  Come considera questo film?

 

“Un viaggio stupendo, ho sempre amato Pirandello, con lui ho avuto un rapporto epistolare”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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