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Cesare Battisti, Vittorio Feltri: perché non deve essere umiliato, una lezione su carcere e carcerati

venerdì 25 giugno 2021

2' di lettura

Tutti dovremmo aver letto la Costituzione, peccato che poi ne dimentichiamo i contenuti. Tanto è vero che lo sciopero della fame di Cesare Battisti, detenuto dopo la tribolata estradizione dal Brasile, è stato commentato con espressioni acide dai media italiani. Il noto brigatista protesta contro il trattamento disumano che gli viene riservato in carcere. Ha ragione lui di lamentarsi in quanto costretto a campare come un topo in gabbia, quando la nostra Carta prevede per i galeotti la privazione della libertà, non la privazione della loro dignità di esseri simili a noi, nonostante abbiano commesso dei reati gravi.

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Personalmente non posso nutrire nei confronti di Battisti sentimenti disti ma e simpatia, tuttavia ciò non mi impedisce di pretendere che anche un pluriomicida debba godere di una esistenza non umiliante. Viceversa egli è obbligato a trascorrere le giornate in condizioni pietose. Non chiediamo per lui dei premi o dei favori, però le nostre leggi affermano che un recluso debba essere rieducato, non bistrattato e torturato. L'autorità vigilante non ha margini di discrezionalità nell'infliggere punizioni più o meno severe a coloro che sono in cella, ma deve attenersi ai criteri dettati appunto dalla citata Costituzione, tanto decantata da qualsiasi partito politico.

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Ogni comportamento tenuto in galera che sia lesivo di coloro che vi sono ristretti va sanzionato senza esitazioni. Battisti quando in Italia ha commesso reati gravissimi, ha ucciso tre persone, meritava di essere blindato. Per anni è riuscito ad evadere e non ha scontato la giusta pena prevista dal codice penale, per cui ora che è blindato in prigione ritengo sia la fine congrua che doveva aspettarsi.

Ma un conto è soggiornare dietro le sbarre e un altro è patire privazioni che contrastano col dettato costituzionale. Se i cittadini sono tutti uguali, pure i carcerati sono tutti uguali e non vanno discriminati in base alla loro connotazione politica. Lo stesso discorso vale per i mafiosi condannati al cosiddetto 41 bis che infligge vari patimenti anche fisici: imploro la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, di provvedere ad eliminare certe gratuite crudeltà, che contrastano con le caratteristiche di un Paese civile. 

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Albino Ruberti, Senaldi: "Qui si prova la nobiltà dei magistrati"

Il Ruberti gate? Scene imbarazzanti. Il video rubato in cui il capo di gabinetto del sindaco di Roma Albino Ruberti, dopo una cena, minaccia di morte un commensale che era con lui ha portato alle dimissioni dello stesso braccio operativo del sindaco Gualtieri e al ritiro della candidatura alle politiche di Francesco De Angelis, che era con lui quella sera. Se ci saranno inchieste stabiliranno le colpe, pare che ci sia di mezzo una storia di assicurazioni del Comune di Roma e scambio di favori. 

Questa, in ogni caso, è una bellissima cartolina del Pd romano. Nella Capitale si diceva: "Non solo Cesare deve essere immacolato, anche sua moglie". In questo caso la moglie è Ruberti e Cesare è il sindaco Gualtieri, che rischia di perdere credibilità. Due cose: non è che con le dimissioni di Ruberti può tornare tutto come prima, perché c'è un pentolone da scoperchiare. Seconda cosa: qui si prova la nobiltà della magistratura. Sarebbe bello che l'ex capo di gabinetto venisse trattato dai magistrati, e da certa stampa, così come vengono solitamente trattati i politici di centrodestra. Il video-commento del direttore di Libero Pietro Senaldi.