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Beppe Grillo aiuta Marta Cartabia? Il figlio Ciro non va a giudizio: una coincidenza sospetta

di Francesco Specchia sabato 10 luglio 2021

3' di lettura

Lo aveva predetto Annamaria Bernardini De Pace, avvocato di larga esperienza: il Tribunale di Tempio Pausania è d'ascendenza ellenica, è avvezzo alle calende greche e come tale, lì, tra i giudici attanagliati dalla canicola, le sentenze tendono a galleggiare nell'oblio. E così è stato. Ci sarà pure un motivo se il processo a Ciro Grillo e dei suoi più cari amici - Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria - accusati di stupro, nel 2019, nei confronti di Silvia ragazza italonorvegese allora 19enne vede l'udienza sul rinvio a giudizio rimandata al prossimo 5 novembre. E ci sarà pure un motivo se le udienze conseguenti potranno tenersi solo il 12 e 26 novembre successivi, secondo calendario della gup Caterina Interlandi. Si attendono, dunque, altri quattro, estenuanti mesi di graticola, per la ragazza, non per i presunti stupratori.

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RITMO LENTO
Tra l'altro, quella di ieri doveva essere un'udienza di «smistamento», per calendarizzare cioè i prossimi passaggi e in cui difficilmente si deciderà sul rinvio a giudizio degli imputati, sulla possibilità di chiedere il rito abbreviato o risarcire le vittime. Mentre nel resto d'Italia la giustizia accelera, da queste parti continua a vivere su ritmi lenti. Tra le novità emerse oggi nel processo, due spiccano per spessore: esistono nuove immagini che i difensori degli imputati hanno raccolto nelle ultime settimane per sostenere che la vittima dello stupro «non ha trascorso le ore immediatamente successive in uno stato di prostrazione». E pare che la Procura di Tempio abbia anche aperto da poco un nuovo fascicolo, un filone bis sui fatti di due anni fa, ipotizzando il reato di revenge porn - diffusione illecita di immagini sessuali esplicite -. Infatti pare che un ragazzo amico degli imputati abbia rilasciato in tv dichiarazioni inedite in cui ammetteva di «aver visionato frame» della notte della violenza. L'intervista è stata depositata dagli avvocati della vittima - tra cui Giulia Bongiorno - sicchè i pm hanno deciso di procedere per capire quel fosse il vero giro del fumo dei video. Il revenge porn è reato recente, uno di quelli eticamente più disgustosi. La legge italiana - entrata in vigore dopo il 17 luglio 2019 punisce «con la reclusione da uno a sei anni anche chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini e i video stessi, li invia, cede, pubblica, o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento». Ciro Grillo e compagnia hanno sempre negato di essersi resi protagonisti di revenge porn. Ma le suddette esternazioni tv fanno pensare a qualcosa di diverso e i con i nuovi accertamenti si dovrebbero sciogliere dubbi e scuotere coscienze.

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REVENGE PORN
L'indagine per revenge porn diventa così il terzo fascicolo parallelo a quello sulla violenza avvenuta dopo l'approccio con Silvia e l'amica al Billionarie, insieme ai rilievi sulla violazione del segreto istruttorio per la ripetuta pubblicazione dei verbali; e assieme all'altra branca inerente la rivelazione della stessa Silvia d'aver subito abusi mesi prima, in tenda, da un coetaneo norvegese. La faccenda, insomma resta assai complessa e s'innerva nella storia giudiziaria e del costume d'Italia. Dietro ad essa c'è più di una sentenza di condanna di quattro ragazzi ricchi. Il caso Ciro Grillo s'incrocia con la vita politica stessa del Paese, e con l'ardua e controproducente difesa di Beppe Grillo. E, probabilmente con la sua accettazione, quasi spiazzante, di una riforma della Giustizia - avviata del ministro Cartabia e avversa alla parte contiana del Movimento 5 Stelle - che mai prima d'oggi lo stesso Garante pentastellato avrebbe accolto. La verità? Indirettamente la vita privata e la pesante accusa di stupro del figlio di Grillo hanno inciso sul destino stesso del Movimento; ne hanno reso più debole il Fondatore, hanno creato una breccia nell'inespugnabilità del sogno rivoluzionario... 

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