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Francesco Greco, perché il procuratore deve togliere prima il disturbo: fine dello strapotere togato

di Paolo Ferrari giovedì 5 agosto 2021

2' di lettura

Il prossimo 14 novembre è l'ultimo giorno di lavoro per il procuratore di Milano Francesco Greco. Il magistrato, l'ex "mente finanziaria" del mitico pool di Mani pulite che pose fine alla Prima Repubblica, compirà infatti settanta anni, l'età massima per il trattenimento in servizio delle toghe. A quella data mancano poco più di tre mesi. Un periodo che rischia, però, di essere lunghissimo alla luce di quanto sta accadendo in queste settimane al Palazzo di giustizia di corso di Porta Vittoria.

La decisione del Consiglio superiore della magistratura di bocciare la richiesta del procuratore generale delle Cassazione Giovanni Salvi, avallata da Greco con una relazione durissima, di trasferire il pm Paolo Storari, uno dei magistrati più esperti, è clamorosa. Greco aveva sostenuto che Storari consegnando i verbali dell'avvocato Piero Amara a Piercamillo Davigo avrebbe «gettato discredito sull'intero ufficio». Tutto fal so: sessanta pm su sessantaquattro ave vano espresso solidarietà a Storari, smentendo quindi il procuratore di Milano.

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Greco e Salvi, esponenti di primo piano di Magistratura democratica, la corrente che da sempre esprime il capo della Procura del capoluogo lombardo, volevano tacitare Storari usando la "clava" disciplinare. Luca Palamara docet. I tempi, però, stanno cambiando. E al Csm cominciano a farsi sentire voci differenti. Per evitare altri imbarazzi, Greco ha una sola possibilità: fare domanda per andare in pensione in anticipo. Se non fosse tecnicamente possibile, ci sono sempre le ferie. Ed un magistrato con la sua anzianità di servizio avrà sicuramente giorni arretrati da smaltire. A Milano si sente con forza l'esigenza di una ventata di aria nuova. Non è il caso di ricordare quanto accaduto in Procura durante la gestione di Greco, tra fascicoli avocati, indagini finite su un binario morto, prove a favore degli imputati, come nel procedimento Eni-Nigeria, fatte "sparire".

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Se si vuole recuperare un po' di credibilità nella magistratura, ora ai minimi termini, è necessario un cambio di passo. Il Csm, presieduto dal capo dello Stato, deve dare un segnale chiaro. Il successore di Greco dovrà essere un magistrato che non ha mai avuto in passato rapporti con la Procura di Milano. In pole ci sono Giuseppe Amato, procuratore di Bologna, e Marcello Viola, procuratore generale a Firenze. Due magistrati di valore per una salutare "discontinuità".

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