Due pesi, due misure

Carlo De Benedetti, "Salvini antisemita"? Assolto. Sallusti: la giustizia italiana da ribaltare con una ruspa

Alessandro Sallusti

Siamo a un passo dalla guerra e alle prese con una conseguente grave crisi economica, a ore sapremo che cosa intende fare il governo per arginare l'impazzimento delle bollette energetiche. Stando a ciò che trapela da Palazzo Chigi, per i cittadini contribuenti non tira una bella aria ma siamo speranzosi di doverci ricredere. Di fronte a problemi che toccano così profondamente le nostre libertà e le nostre tasche ogni altra notizia appare marginale, tipo quella che il Csm, l'organo di autogoverno della magistratura, ieri ha alzato le barricate per impedire che la riforma della giustizia in corso di discussione in parlamento vada in porto e tolga alcune armi improprie che i magistrati da anni usano impunemente per colpire avversari politici e interferire sul corso della democrazia.

 

 

Senza quindi voler nulla togliere alla gravità e pericolosità del momento restiamo convinti che questo, guerra o non guerra, non sarà mai un paese normale se non metterà fine all'anomalia della sua giustizia. L'ultimo caso che lascia perplessi è accaduto ieri: il giudice del tribunale di Cuneo, Emanuela Dufour, ha assolto Carlo De Benedetti dall'accusa di diffamazione nei confronti di Matteo Salvini che aveva pubblicamente definito "un antisemita" perché il fatto non costituisce reato. Ora, l'antisemitismo non è una opinione come altre, è un reato punito dal nostro codice penale (articolo 604 bis) da due a sei anni di carcere, reato ovviamente mai contestato al leader della Lega.

 

 

A noi è vietato appiccicare a chiunque definizioni, se non documentate da sentenze in giudicato, che rimandino a reati, per esempio mai potrei definire De Benedetti "vecchio pedofilo" e neppure la giudice Dufour "corrotta" senza risponderne civilmente e penalmente. A De Benedetti invece è permesso di farlo semplicemente perché se la bestemmia esce dalla sua bocca "il fatto non costituisce reato". Quella di De Benedetti, quindi, è una offesa denigrante campata per aria, buttata lì a vanvera in malafede e in segno di disprezzo. L'unica giustificazione che vedo a una simile sentenza è che l'ingegner De Benedetti, tessera numero uno del Pd, deve essere assolto a prescindere se opposto a Salvini. Ecco perché penso che più che con una riforma la giustizia italiana debba essere ribaltata - per rimanere in gergo salviniano - con una ruspa.