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Pd, Burlando a Spinelli: "Ho un'amica da assumere"

lunedì 20 maggio 2024

3' di lettura

«Ma stai tranquillo, a me hanno detto che la portano la proroga della concessione... Senti un po’, domani mattina la figlia di un mio caro amico, si chiama Ambra, viene a fare un colloquio da voi. Le dai un occhio per favore?». Così Claudio Burlando, plenipotenziario del Pd in Liguria, ex sindaco di Genova, due volte presidente della Liguria, già ministro dei Trasporti e della Navigazione parlava, intercettato, con l’imprenditore Aldo Spinelli, in ansia perché la proroga trentennale della concessione del Terminal Rinfuse tardava ad arrivare. Burlando rassicurava la sua antica conoscenza in ambasce, lo confortava spiegando di aver parlato con chi di dovere e poi chiedeva il favorino: che, mi assumi la figlia del mio amico?

È corruzione anche questa, interessamento in cambio di una cortesia? No, non lo è, a meno che non lo sia anche quella che la Procura imputa al presidente Giovanni Toti, che parimenti aveva rassicurato Spinelli sulla Rinfuse, permettendosi poi non di chiedere soldi ma di ricordare che si avvicinavano le elezioni e... Implicito: un sostegno elettorale sarebbe stato gradito. Si dirà: ma Toti era a capo della Regione e Burlando non più. Sacrosanto, però la proroga della concessione non spettava alla Regione bensì all’Autorità Portuale, quindi Toti aveva solo un potere di moral suasion, esattamente come gli autorevoli esponenti locali dei dem, visto peraltro che il presidente dell’ente, Paolo Emilio Signorini, il solo indagato attualmente in cella, era stato scelto a suo tempo dal ministro Graziano Delrio (governo Renzi) e confermato dalla ministra Paola De Micheli (governo Conte due).

GELOSIE
Queste cose il primo a saperle è proprio Aldo Spinelli, che infatti nei mesi di attesa si intratteneva e parlava con i maggiorenti genovesi democratici esattamente come con Toti, al punto da fare ingelosire quest’ultimo, come risulta dalle intercettazioni. Sul suo yacht, nel pieno della nevrile attesa della proroga della concessione, l’imprenditore, ossessionato dalla pratica, aveva di fatto organizzato una sorta di vertice del Pd locale. 

Era il 29 ottobre 2021 e dal patron del porto si presentavano per attovagliarsi all’ora di pranzo, in riverente processione, l’immancabile Burlando, Armando Sanna, vicepresidente del Consiglio Regionale ligure, Giulio Schenone, dirigente di Psa, multinazionale concorrente con testa a Singapore per la quale è di fatto il referente dem, Giovan Battista Poggi, consulente di Burlando ai tempi della sua presidenza e Vittoria Canessa Cerchi, che di lì a poco si candiderà per i dem al consiglio comunale. Privilegio? Concussione? Mondanità? Volgare ostentazione? Debolezze umane? Niente di tutto questo: compagni di merende, affari e vicende politiche che si ritrovavano da sempre nella mensa galleggiante che Spinelli usa come sala riunioni, a poche decine di metri dai suoi uffici al porto. Un copione che si ripeteva costante, con ospiti di sinistra come di destra e di centro.

EMERGENTE
Con Burlando poi l’imprenditore, che si è sempre definito politicamente come uno del Pd, si intratteneva anche sullo stato di salute del partito che più gli sta a cuore. «Com’è questo D’Angelo (il nuovo segretario provinciale, ora in consiglio comunale; ndr), mi dicono che sia lui l’emergente ora» si informava Spinelli. «Beh, insomma, 33 anni, però è bravo», rispondeva quell’altro. E ancora: «E Basso, mi ha detto che è molto bravo». «Bravo sì qualche anno in più, comunque è bravo», lo rassicurava Burlando. L’uomo è così, gli piace impicciarsi di tutto e di tutti ed è un gran rompiscatole, specie quando un affare gli preme molto, telefona, chiede, muove i monti, l’anti-discrezione fatta persona.

Quanto alla proroga trentennale della concessione del terminal, Spinelli ha chiamato tutti, è diventato il miglior amico del presidente dell’Autorità Portuale, al quale ha pagato vacanze e regalini vari e si è mosso talmente tanto da finire per mettersi nei guai.

Ma i reati sono tutti da provare. Lui la sua parte l’ha fatta: ha assunto duecento persone e pagato milioni di affitto. Poi, come rivela nelle intercettazioni, alla fine non ha sbloccato lui la pratica, che era già approvata ma dormiva sonni burocratici.

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