Toghe
Due fatti hanno scosso l’universo della giustizia: la sentenza della Cassazione che ha sancito la fine della grande bugia su Silvio Berlusconi mafioso; la svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Piersanti Mattarella, con l’arresto di un ex prefetto per depistaggio delle indagini. Sono due fatti di enorme importanza, diversi e distanti, ma con un filo rosso che li unisce: il gioco di fumo e specchi sulle inchieste di mafia, le manipolazioni, i tempi infiniti della Giustizia, gli errori e gli orrori della magistratura.
Marina Berlusconi ha ricordato con una lettera pubblicata sul Giornale che la verità sul padre Silvio ha atteso 30 anni per essere affermata, nonostante fossero abnormi le accuse mosse al Cavaliere. Il Presidente Sergio Mattarella, per rispetto del suo ruolo, non ha reagito riguardo al caso dell’assassinio del fratello, ma posso immaginare il suo turbamento nell’apprendere che Filippo Piritore allora poliziotto della squadra mobile di Palermo - è stato arrestato con l’accusa di aver fatto sparire il guanto di pelle marrone che i killer avevano smarrito sul luogo del delitto di Piersanti il 6 gennaio del 1980 a Palermo. La lettera di Marina Berlusconi è colma d’amarezza, ma mostra la tempra che fu del padre quando dice che è «fermamente convinta della necessità di una riforma dell’ordinamento giudiziario: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, e la riforma del Csm per ridurre lo strapotere delle correnti».
È questo passaggio che ha scatenato la reazione scomposta di Cesare Parodi, presidente dell’Associazione nazionale magistrati: «Chi fa queste affermazioni mi sembra di capire abbia avuto una risposta in termini di giustizia. E allora perché lamentarsi di una giustizia che comunque arriva a un risultato che viene condiviso?». È un commento incredibile per due ragioni: 1) Fa cadere un macigno di indifferenza sulla vicenda umana di Berlusconi e della sua famiglia, una verità arrivata dopo 30 anni; 2) Sorvola con insostenibile leggerezza sui tempi della giustizia proprio nel momento in cui su una vicenda fosca della storia della Repubblica - l’omicidio di Piersanti Mattarella - dopo 45 anni si spalanca un “buco nero” che riguarda l’acquisizione delle prove, gli interrogatori, la conduzione dell’inchiesta. Parodi poteva tacere, chiedere scusa, ma l’Anm è lanciata nell’offensiva contro il referendum sulla riforma della Giustizia, ha un obiettivo politico (battere il governo) e dunque ha scelto di replicare a Marina Berlusconi senza ammettere la mostruosità del caso. E nel farlo Parodi si è tradito, ha fatto luce sul pregiudizio delle toghe, ha confermato che non accettano le critiche, che si sentono un potere irresponsabile, che Berlusconi per il tribunale ideologico resta il presunto colpevole che per trent’anni è stato costretto a essere un prigioniero libero.